44 sfumature di nero

Sprofonda la Ferrari con contatto Vettel-Leclerc, domina Hamilton sotto il segno del ''Black Lives Matter''

MONREALE, 13 luglio – "Vedo nero, coi miei occhi, vedo nero e non c'è pace per me". Così esordiva Adelmo Fornaciari, in arte Zucchero, in una delle canzoni più iconiche del suo repertorio. E ieri, di nero, ne abbiamo visto tanto.

Vede nero la Rossa, bloccata nelle retrovie nella giornata tempestosa di sabato, dove si abbattono i cicloni in Stiria e le critiche a Maranello: gli aggiornamenti promessi non funzionano e i due cavallini sono costretti a stare dietro. E la gara della domenica è lunga 200 metri: Leclerc sbaglia, lì dove Vettel aveva sbagliato domenica scorsa, tamponando il tedesco e costringendo entrambe le Ferrari al ritiro simultaneo al primo dei settantuno giri previsti. È notte fonda. Una notte, buia, tempestosa, nera. Nera, come quella Mercedes imprendibile, che nelle colline di Zeltweg si diverte e fa annoiare gli altri, oramai stanchi di vedere quegli uomini in tuta scura prendersi anche le briciole. Lo ha fatto ieri, ma lo fa ormai da 6 lunghe stagioni, che con questa fanno sette.

Nera, come la livrea del casco di Lewis Hamilton, che recita lo slogan ormai di dominio pubblico "Black Lives Matter". Il mattatore assoluto di quest'era, l'uomo da battere che vuole abbattere tutti i record, che non ha mai provato vergogna delle sue origini, del suo papà, che pur di farlo correre e di fargli vivere il suo sogno, era disposto a fare 4 lavori contemporaneamente. Lui, oramai un divo, un influencer, che ha abbandonato il bozzolo della sua adolescenza e della sua gioventù, gettato fin da ragazzo nella mischia di uno degli sport più classisti del globo, uscendone come icona mondiale. Ed è proprio il diventare un'icona, il nuovo obiettivo del Lewis Hamilton 2.0, che non si limita più ad essere il più veloce in pista, ma il primo a schierarsi in prima linea contro ogni forma di razzismo.

Un uomo, ispirato anche dalla figura di Muhammad Ali, che punta a sensibilizzare i suoi tantissimi fan sparsi in giro per il mondo. Un mondo malato, dove comanda la disuguaglianza sociale e l'odio verso il prossimo. E probabilmente, dall'alto dei suoi 35 anni, Lewis è ancora al top soprattutto grazie a questo. Pieno di stimoli ed aggressivo come non mai. Ferito dal genere umano, capace di cose fuori dalla ragione. La sua gara più importante Lewis la sta correndo tutt'ora, contro un male illogico, inginocchiato col pugno alzato. E se un giorno vincerà pure questa, giù il cappello. Nel frattempo possiamo ritenerci fortunati a vivere la sua leggenda e abbiamo il dovere di sostenerlo nella sua più grande battaglia. Nella sua, ma anche nostra, battaglia.
Chapeau, Lewis.