Il principino monegasco sigla il secondo posto: la rossa non va, ma lui c'è
MONREALE, 6 luglio – Nessuna frase probabilmente riesce a descrivere meglio tutto quello che è accaduto e ci è accaduto negli ultimi mesi. All'improvviso era piombato a tutti in testa uno stop, come se il video della nostra quotidianità fosse stato messo in pausa da qualcuno, venuto da lontano, pronto a colpire un mondo sprofondato in un mare di incertezza. Piano piano, grazie anche a degli eroi senza nome, che hanno lottato negli ospedali di tutta una nazione, stiamo provando ad uscirne.
Sotto un'unica bandiera, quella tricolore, rifugiandosi in quelle che sono le nostre passioni, ovvero la giusta benzina che riesce a spingerci e a farci andare avanti. Piano piano sono tornate le uscite, gli aperitivi con gli amici, le partite di calcetto, le feste; tutto ovviamente nel rispetto delle nuove norme. E poi, è tornato lo sport. È tornato il calcio, anche se a carattere ancora nazionale e senza tifosi. Sono tornati i discorsi da bar, le polemiche, i gol spettacolari e le giocate che lasciano a bocca aperta. Piano piano, stanno tornando anche gli altri sport: il primo di questi a riaprire i battenti a livello internazionale è stata la Formula Uno. E scusateci, sappiamo benissimo che non si possono mettere "piano piano" e "Formula Uno" nella stessa frase.
Ci eravamo lasciati con una Ferrari, da sempre simbolo e orgoglio della produttività italiana e fedele portabandiera dello Stivale in giro per il mondo, che doveva ridurre lo svantaggio dalle Mercedes frecce d'argento - quest'anno nere per sostenere la campagna Black Lives Matter di cui Lewis Hamilton è soldato in prima linea. Però qualcosa, più di qualcosa, sembra esser andato storto. La nuova nata di Maranello, la SF1000 - chiamata così per celebrare le 1000 gare del Cavallino - è dannatamente lenta. Nessuno crede nelle sue possibilità di vittoria finale, la squadra è spaccata in due dopo il liquidamento del pilota Vettel (a partire dalla prossima stagione) e gli avversari sono più veloci e aggueriti che mai.
Eppure, nel caldo pomeriggio di Spielberg, una stella riesce a brillare nonostante i tanti nuvoloni in cielo. La macchina potrà anche non esserci, ma dove i cavalli non arrivano, c'è Charles Leclerc, colui che un anno fa aveva risvegliato la passione degli italiani, che d'incanto si erano innamorati di nuovo di un campioncino, un piccolo principe - visto che lui è originario di Montecarlo e che ricorda il grande Schumi, che tanto bene e tante coppe a casa ha portato nei suoi anni in Italia. Gli altri sembrano imprendibili, ma il cuore del giovane monegasco lo spinge contro ogni pronostico a tagliare il traguardo dietro le due Mercedes. Terzo posto, che diventerà poi secondo a causa di una penalità inflitta al campione del mondo Hamilton per un contatto con la Red Bull di Albon.
Ai box non ci credono, i 18 punti della piazza d'onore sono come una vittoria. Il team principal della Rossa, Mattia Binotto, lo sa: "Sappiamo che sarà difficile, ma dobbiamo ripartire da questo". Ripartire, quasi un tabù oggi. Serve fiducia, forza di volontà e tanta tanta fatica, per rialzarsi da una situazione complessa e compromessa sotto tantissimi aspetti. Le stesse qualità che servono a noi, popolo italiano e cittadini del mondo, e che devono spingerci a ripartire, più forti che mai. Le stesse qualità che sicuramente sta utilizzando in questi giorni anche un'istituzione come Alex Zanardi, che sta correndo un altro Gran Premio, di gran lunga più importante e che già ha vinto più volte. E noi non vediamo l'ora di festeggiare, anche assieme a lui, sul podio, tutti assieme sul gradino più alto, mentre risuona l'Inno di Mameli. Consapevoli che, nonostante tutte le cadute, siamo tornati in piedi, grazie a Charles, grazie al nostro orgoglio e grazie, soprattutto, a tutti noi.