Abbiamo intervistato l’eroe di Italia ’90 nel giorno dell’inizio della sua favola. IL VIDEO
MONREALE, 9 giugno – “Notti magiche, inseguendo un gol, sotto il cielo di un’estate italiana” cantavano Edoardo Bennato e Gianna Nannini. Era l’estate di trent’anni fa e si giocava il campionato del mondo di “Italia ‘90”. Avevamo una Nazionale fortissima, una delle più belle della storia ed avevamo risolto il problema del gol grazie all’invenzione “last minute” del ct Azeglio Vicini.
Totò Schillaci, ragazzo del quartiere Cep di Palermo, reduce da una stagione sfavillante alla Juve, dopo aver vinto la classifica dei cannonieri in serie B con la maglia del Messina, convocato a furor di popolo all’ultima amichevole premondiale, faceva sognare l’Italia. E il motivetto, sulle note della musica di Mozart, divenne subito: “Noi abbiamo un siciliano che gioca a calcio meglio di Pelè”. Chi ha vissuto quella stagione può confermare: un ragazzo, fino a pochi mesi prima sconosciuto al grande pubblico, metteva d’accordo tutta la nazione: da Bolzano a Ragusa e con i suoi gol era quasi riuscito a regalare il titolo mondiale all’Italia, otto anni dopo quello vinto in Spagna da Zoff, Rossi e compagni.
Ma come iniziò quella favola? L’Italia giocava la partita d’esordio, era il 9 giugno ed allo stadio Olimpico di Roma gli azzurri si trovavano ad over affrontare l’Austria. La partita era gradevole, la supremazia italiana era evidente, ma il risultato non si sbloccava, malgrado le diverse occasioni create. Alla mezzora della ripresa Vicini tira fuori Andrea Carnevale e mette dentro Totò Schillaci che al primo pallone toccato, con un’inzuccata perentoria su cross di Vialli metteva alle spalle del portiere austriaco.
Fu la prima delle sue sei reti segnate in quel mondiale, che gli valsero il titolo di capocannoniere, quello di migliore giocatore del torneo, la Scarpa d’Oro ed il secondo posto nella classifica del Pallone d’Oro, vinta dal tedesco Lothar Matthaeus, campione del mondo con la Germania. Seguirono i gol alla Cecoslovacchia, all’Uruguay (il più bello), quello all’Eire, all’Argentina, nella sfortunata semifinale persa ai rigori ed all’Inghilterra, nella finalina per il 3° posto giocata a Bari.
Da quel giorno la vita di Totò Schillaci è cambiata: ha raggiunto una popolarità planetaria ed ancora oggi siede stabile nell’Olimpo della storia del calcio italiano.
Da un po’ di anni gestisce il centro sportivo “Louis Ribolla” di Palermo, collabora con la Juventus e con la Nazionale. Nessuno mai, però, potrà togliergli e toglierci quei fantastici giorni di trent’anni fa.
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