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E se toccasse a Gigi Buffon?

| Enzo Ganci | Calcio

La storia di tutti i capitani che hanno sollevato la coppa ai mondiali

MONREALE, 16 giugno – E se, come noi tutti quanti speriamo, toccasse a Gigi Buffon, o in caso di un suo forfait al suo "vice" Andrea Pirlo? Sarebbe, calcisticamente parlando, un sogno bellissimo, dal quale nessuno vorrebbe svegliarsi.

Finora il titolo del film potrebbe essere “Dal Gran Mariscal al portiere di Madrid”. No, non è, invece, il titolo un po' strambo di un film storico, ma soltanto l'excursus dei capitani campioni del mondo. Giocatori bravi e fortunati per aver vinto un mondiale e che a questo hanno aggiunto il privilegio di sollevare per primi la coppa, in rappresentanza della propria squadra e piu' in generale del loro Paese.

A questo proposito l'immagine piu' bella, che tutti noi vorremmo si ripetesse il prossimo 13 luglio a Rio de Janeiro, è quella di Fabio Cannavaro, splendido capitano azzurro, che otto anni fa a Berlino sollevo’ la coppa Fifa, nel giorno della sua centesima presenza in nazionale.

La lunga teoria dei capitani "mondiali" comincia nel 1930, quando a rappresentare l'Uruguay campione del mondo c'era Jose’ Nasazzi, detto “el Gran Mariscal”, il grande maresciallo”.

Figlio di emgrati italiani, gioco' da terzino destro nella "Celeste" per tredici anni. Si spense nel '68. Tutt'oggi detiene il record di presenze nel campionato uruguaiano, con 850 gettoni.

Quattro anni dopo tocco' a Giampiero Combi, mitico portiere della Juventus dell'anteguerra. Rivaleggiava con lo spagnolo Ricardo Zamora (al quale viene ancora oggi dedicato il premio del miglior portiere del campionato iberico) e con il cecoslovacco Planicka. Combi, alfiere della nazionale di Vittorio Pozzo che conquisto' il primo titolo mondiale, mori' prematuramente a causa di un infarto nel 1956 a soli 54 anni.

Nell'edizione successiva, disputata in Francia nel '38, il mondiale si tinse nuovamente d'azzurro e stavolta, con tanto di saluto fascista al momento della premiazione, a ritirare il trofeo ando' Giuseppe Meazza, detto "Balilla", bomber della nazionale e dell'Inter. Per lui parlano i gol: con 33 reti in 53 partite e' il secondo marcatore azzurro "all time", alle spalle di Gigi Riva e con 216 gol e' il quarto della serie A, dopo Silvio Piola, Francesco Totti e Gunnar Nordhal.

Nel 50', invece, in un clima surreale, tra gente che piangeva e qualche esaltato che si suicidava, il capitano del'Uruguay Obdulio Varela, riiro' la coppa Rimet, quasi vergognandosi per questo. La nazionale "celeste" aveva inflitto una inaspettata sconfitta al Brasile in uno stadio Maracana' gremito fino all'inverosimile, grazie alle reti di Schiaffino e Ghiggia. Con quei gol si materializzo' quello che ancora oggi viene ricordato come "Maracanazo” , cioè il disastro del Maracana'", nel quale i cariocas persero un titolo che avevano praticamente gia' in tasca.

Ne mondiale di Svizzera '54, il primo seguito dalla TV, a sollevare la coppa ando' Fritz Walter, bandiera dei bianchi di Germania e del Kaiserslautern, al quale e' tutt'oggi dedicato lo stadio di questa citta'.

Il Brasile il piacere di sollevare finalmente la coppa lo raggiunse nel '58, ai mondiali di Svezia che lanciarono nel panorama mondiale un giovanissimo Pelè. In quell'occasione allo stadio "Rasunda" di Stoccolma alla premiazione si presento' Hilderaldo Bellini, difensore del Vasco da Gama.

Quattro anni dopo il titolo ando' nuovamente ai cariocas, ma stavolta, anche se Bellini figurava ancora in rosa, la fascia la indossava Mauro Ramos, difensore del Santos.

Nel '66, invece, quando i sudditi di Sua Maesta' vinsero il loro unico titolo, il grado di capitano aveva un padrone indiscusso: Bobby Moore, grande difensore del West Ham. Fu lui a salire i gradini dello stadio di Wembley noti come i "39 passi per la gloria", per ritirare la coppa Rimet dalla regina Elisabetta.

Nel Messico, nell'edizione del '70, sarebbe potuto toccare a Giacinto Facchetti. Ed invece il 4-1 che il Brasile inflisse all'Italia in finale diede il privilegio a Carlos Alberto, difensore del Santos, autore, tra l'altro, del quarto gol dei verdeoro.

Franz Beckenbauer e' stato poi l'emblema della Germania Ovest, vincitrice della competizione giocata in casa nel 1974. Dopo il 2-1 inflitto all'Olanda di Cruijff, il "Kaiser" sollevo' al cielo di Monaco di Baviera la coppa del secondo titolo tedesco. Altro giocatore vincitore in casa, Daniel Passarella, capitano dell'Argentina e del River Plate, che al “Monumental” di Buenos Aires ebbe il privilegio di essere il primo giocatore "albiceleste" a mettere le mani sulla coppa.

Indimenticabile per noi italiani l'immagine di Dino Zoff che a 40 anni suonati ritira dal re di Spagna Juan Carlos il trofeo in un "Bernabeu" in tripudio, nell'edizione dell'82, dopo il successo per 3-1 dell'Italia sulla Germania.

Cosi' come ancora ferme nella memoria di tutti sono le prodezze di Diego Armando Maradona a Messico '86. Con quelle magie "el Pibe" contribui' in maniera determinante a far vincere l'Argentina (3-2 sulla Germania in finale) per poi baciare la coppa allo stadio Azteca.

Finale opposto quattro anni dopo ad "Italia '90". A vincere fu la Germania (1-0 in finale sull'Argentina con gol su rigore di Brehme), con Lothar Matthaeus capitano felice e Maradona fischiato ed il lacrime.

Carlos Dunga nel '94 sfrutto' gli errori dal dischetto di Baresi, Massaro e Roberto Baggio per diventare il primo "tetracampeao" della storia brasiliana, nella finale contro l'Italia decisa ai rigori nello stadio di Pasadena. Quattro anni dopo Didier Deschamps prosegui' la striscia dei "profeti in patria" diventando il primo francese a sollevare la coppa del mondo allo Stade de France di Saint Denis, dopo essere stato, nel '93, il primo a vincere da capitano la Champions League quando giocava nell'Olympique Marsiglia.

Nel 2002 il romanista Marcos Cafu, unico giocatore della storia a disputare tre finali mondiali consecutive, da capitano, si arrampico' sul trespolo, prima di alzare al cielo di Yokohama la coppa del quinto titolo brasiliano.

Fresco ed indelebile nella memoria di noi italiani il momento in cui nel 2006 Fabio Cannavaro a Berlino ci fece sentire tutti orgogliosi della vittoria degli azzurri, alzano la coppa, che il presidente della Fifa, Joseph Blatter non volle consegnare alla squadra allenata da Marcello Lippi.

La carrellata la chiude, al momento, Iker Casillas, portiere simbolo della Spagna e del Real Madrid, che a Johannesburg suggellò il primo e fin qui unico titolo della Spagna, dopo la finale vinta dalle Furie Rosse sull’Olanda.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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