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Monreale Calcio, contro la Ligny una battuta d'arresto che deve fare meditare

| Enzo Ganci | Calcio

Molte le attenuanti, ma occorre un efficace "mea culpa"

MONREALE, 3 febbraio – È inutile girarci attorno: è stata un'occasione persa. Un'opportunità di risalire la classifica gettata alle ortiche. Con la sconfitta rimediata in casa contro la Ligny Trapani, il Monreale ha mandato a carte quarantotto il progetto di reinserirsi nella lotta al vertice. Almeno per ora.

Attenuanti per spiegare la battuta d'arresto di Ciccio Amato (a proposito: che partitona, la sua!) e compagni ce ne sono tante e le abbiamo elencate in sede di cronaca, subito dopo il match. C'era un campo simile a una piscina, c'era di fronte una compagine di rango, c'era un arbitro di scarso livello, è vero. Ma ridurre i motivi di questa sconfitta soltanto elencando queste attenuanti sarebbe riduttivo e non farebbe onore all'onestà intellettuale alla quale cerchiamo sempre di ispirarci.

Un serio "mea culpa" il Monreale deve farlo, perché se sono vere le componenti di cui sopra, è pure vero che qualche errore durante il corso del match probabilmente è stato fatto.
Sergio Maggio, che finora ha condotto egregiamente il gruppo in questa stagione, ha certamente la possibilità di vedere i giocatori per tutta la settimana, di guardarli negli occhi fino a poco prima del match e certamente avrà avuto le sue buone ragioni. Ma, in tutta franchezza, lo schieramento anti –Ligny non lo abbiamo compreso e, se dobbiamo essere sinceri, neanche molto condiviso.

Contro una squadra "rognosa" come quella trapanese, vedere in panchina giocatori di esperienza e del calibro di Ferrara e di Dell'Orzo, impiegati soltanto nel finale (tra l'altro in superiorità numerica) ci ha lasciato un po' perplessi. Forse, ma questo è senno di poi, il loro contributo sarebbe stato utile alla causa. Ed inoltre, Sandello Alletto non ce ne vorrà, ma vederlo col numero dieci sulle spalle, è una decisione che continuiamo a non comprendere. Il buon Sandello è un giocatore del quale abbiamo grande stima, perché è un guerriero, non fa differenza fra partite in casa e fuori, riesce ad intimorire gli avversari, è bravo a far ripartire l'azione da dietro e la pagnotta se la guadagna sempre. A patto, però, che non dimentichi di essere un (bravo) difensore, di rango per la categoria. Il numero dieci, però, è un'altra cosa e necessita di qualità che Alletto non ha. Sergio Maggio ha troppa esperienza per lasciarsi sfuggire questi particolari e certamente questa battuta d'arresto lo farà meditare a lungo.

Adesso, però, non è il momento di piangersi addosso. È il momento di ripartire di slancio, a cominciare dal prossimo impegno a Carini contro una squadra che certamente non è fatta da mostri. Occasione giusta, quindi, per rimettersi a correre prima che sia troppo tardi.

· Enzo Ganci · Editoriali

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