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Monreale adesso ad un bivio: solo salvezza o si può pensare più in grande?

| Enzo Ganci | Calcio

La squadra dovrà decidere cosa vorrà fare... "da grande"

MONREALE, 16 gennaio – Partiamo dalla fine: il "bravi, bravi!", condito dagli applausi scroscianti con cui il pubblico ha salutato la squadra raccolta a centrocampo a fine match, è l'istantanea più bella della grande vittoria del Monreale a spese della capolista Kamarat.

Il tributo degli spettatori è stato il suggello di una gara nella quale il Monreale ha fatto capire il perchè di una foto messa frequentemente sul profilo Facebook della società. L’Audace, infatti, può considerarsi a tutti gli effetti una 500 “truccata”. Una macchina che a vederla magari non riscuote molto credito, ma che, se accelera come sa fare, per gli altri possono essere dolori. Se ne è accorto il Kamarat, che ha dovuto mettere presto in soffitta l’euforia con la quale si era presentato al Conca d’Oro dopo la bella vittoria sul Ribera, arrendendosi ai ragazzi di Paolo Scalia, che – soprattutto dopo il gol del vantaggio – hanno giocato con autorità e sicurezza. A proposito della rete del vantaggio: cosa dire? Stre-pi-to-sa. Ciccio Amato potrà raccontarla ai suoi nipoti come una prodezza.

Al di là di questo, piace vedere come la squadra abbia tenuto benissimo i 90’ su un terreno infame, che faceva diventare le gambe di marmo. Fino alla fine i ragazzi hanno corso in lungo e in largo, vincendo la partita sotto il profilo atletico, ancor prima che sotto quello del punteggio. Insomma, bravi tutti, bravo mister Scalia, che ha indovinato tutte le scelte, compreso l’ingresso di Davide Rizzo al posto di Marcoccio nella ripresa, considerato che, appena entrato, l’esterno sinistro ha messo in mezzo la palla del 2-0 che in pratica ha chiuso il match.

A questo punto, dopo queste prestigiose vittorie contro Akragas e Kamarat, può aprirsi un dibattito: l’Audace è ancora squadra solo da salvezza o è lecito alzare il tiro e pensare a qualcos’altro? Un bivio non di poco conto sul quale è bene che la società rifletta. La scelta toccherà alla squadra, che dovrà decidere se prendersi ulteriori responsabilità o svolgere il “compitino” per prendere il “sei” e salvarsi.

Ultima annotazione: una squadra ben messa in campo, che gioca un bel calcio e che regala belle soddisfazioni merita un pubblico più numeroso, così come avviene su tutti i campi dell’Eccellenza. Siamo convinti che il processo di fidelizzazione dei tifosi sia ancora lungo, ma sulla strada giusta. Toccherà a tutto l’ambiente: dalla società, ai tifosi, alla stampa e - perché no - all’amministrazione comunale, impegnarsi a fondo, remare tutti nella stessa direzione per costruire una cultura d’appartenenza e dotare la squadra di un pubblico all’altezza della situazione.

· Enzo Ganci · Editoriali

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