Grandissimo Eto'o, ma il Palermo se la prende con Morganti
ROMA, 29 maggio – Al Palermo il grande cuore non basta. Il sogno non si avvera: la Coppa Italia la vince l’Inter, che infligge ai rosanero la terza sconfitta in altrettante finali. Così come nel ’74, contro il Bologna e nel ’79, contro la Juve, sono gli altri a fare festa.
Stavolta è toccato ai nerazzurri, trascinati da un Eto'o implacabile, ma agevolati – ci sia consentito – da un arbitraggio sul quale gli uomini di Delio Rossi hanno molto da recriminare.
D'accordo che il gol della bandiera, segnato da Munoz a pochi minuti dal termine, ha preso spunto da un cross di Balzaretti effettuato quando già il pallone aveva oltrepassato la linea di fondo, ma sulla coscienza di Morganti (alla sua ultima partita) pesano almeno tre episodi da rigore che hanno fatto molto arrabbiare i tifosi rosanero.
Per non parlare dell'espulsione di Delio Rossi, avvenuta per motivi che i più non hanno compreso e di quella di Munoz, il cui intervento è stato giudicato falloso dal fischietto ascolano, ma che invece era regolarissimo. Misteri del calcio che non moriranno mai, come non morirà mai purtroppo la sudditanza psicologica degli arbitri nei confronti dei grandi club, sudditanza che nemmeno altre mille Calciopoli potranno mai debellare.
Dal punto di vista tecnico-agonistico è stata una partita meravigliosa, una di quelle che fa innamorare di questo bellissimo sport, che il Palermo ha giocato col cuore in mano, con un impegno ed un ardore davvero encomiabili.
Difficilmente si poteva chiedere di più ai rosanero, se non di buttarla dentro in qualche circostanza propizia che – vuoi per imprecisione o per la grande bravura di Julio Cesar – è stata sprecata.
Poi il succo della partita è che l'Inter aveva Eto'o ed il Palermo no. A maglie invertite, ovviamente, avrebbero vinto i rosa.
Il fuoriclasse camerunese (37 gol stagionali per lui) ha messo in rete gli unici due tiri veri e propri prodotti dall'attacco nerazzurro. Come dire il 100 per 100 di percentuale di realizzazione. Meglio di così...
I gol dell'Inter, però (e questo brucia ancor di più) sono arrivati su palle perse nella propria metà campo dai rosanero. Circostanza questa che ha favorito una graffiante transizione per il centrocampo interista, abile a servire ad Eto'o due cioccolatini da mettere in bocca senza pensarci.
Nel primo caso è stato il giovane Acquah e perdere palla, nel secondo l'errore è stato di Pastore. Poi nel finale Cassani si è fatto gabbare da Pandev che ha servito a Milito un pallone che chiedeva solo di essere spinto in rete.
In mezzo tanto, ma tanto Palermo, tutto grinta, cuore, entusiasmo e soprattutto sfortuna.
Alla fine i trentacimquemila palermitani in esodo verso Roma hanno avvertito il groppo alla gola, quando sono cominciate le lacime di capitan Miccoli e di Delio Rossi, entrambi, verosimilmente, alla loro ultima partita col Palermo.
L'appuntamento con la storia è rinviato. Resta la soddisfazione di uscire dall'Olimpico a testa alta sapendo di aver fatto tutto, ma proprio tutto per raggiungerlo.