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Piloti siciliani in Formula 1, ecco le loro storie

| Nicola Giacopelli | Altri sport

Una carrellata di chi, tra i nostri corregionali, si è seduto al volante delle più prestigiose monoposto

Anche se è sempre stata, e continua ad essere, una regione in cui la passione per l’automobilismo sportivo è particolarmente diffusa e sentita, la Sicilia non vanta presenze significative nel mondo della Formula 1.

Sono infatti solamente tre i piloti isolani che, nel corso degli anni, sono riusciti a disputare almeno un Gran Premio mondiale: Nino Vaccarella, Gaetano Starrabba e Giovanni Lavaggi.

Ricordato soprattutto per le sue vittorie alla Targa Florio e per la prestigiosa affermazione alla 24 Ore di Le Mans del 1964, il palermitano Nino Vaccarella (“il preside volante”) ha esordito in Formula 1 nel 1961 al GP d’Italia, alla guida di una De Tomaso schierata dalla Scuderia Serenissima, fondata dal conte Giovanni Volpi; con lo stessa squadra ha corso l’anno seguente al Nürburgring con una Porsche 918 ed a Monza con una Lotus 24 motorizzata Climax. La sua ultima apparizione nel Mondiale è del 1965, anno in cui disputa la gara di Monza con una Ferrari 158 (nella foto). «Se la Sicilia ha un volto automobilistico, è quello di Vaccarella» ha detto Enzo Ferrari.

Appartenente ad una famiglia aristocratica e imparentato con Vincenzo Florio, il nobile palermitano Gaetano Starrabba di Giardinelli (“il gattopardo delle corse”) ha corso soltanto una gara nel campionato di F1, prendendo parte nel 1961 al GP d’Italia con una privatissima Lotus 18 a motore Maserati; un guasto meccanico lo costringe al ritiro nel corso del 19° giro.

Laureato in ingegneria meccanica al Politecnico di Milano, il siracusano Giovanni Lavaggi esordisce in Formula 1 quando ha già 37 anni; durante la stagione 1995 viene ingaggiato dalla Pacific in sostituzione del belga Bernard Gachot per partecipare ai Gran Premi di Germania, Ungheria, Italia e Portogallo, senza però mai riuscire a vedere il traguardo. L’anno successivo è schierato dalla Minardi in alcune gare del Mondiale, con risultati purtroppo modesti: in Germania, Belgio e Giappone manca la qualificazione, in Ungheria è 10° all’arrivo, a Monza deve ritirarsi per problemi al motore, in Portogallo si classifica soltanto 15°, precedendo comunque il compagno di squadra Pedro Lamy.

Ma, a parte queste sporadiche e non fortunate presenze in F1 di corridori nati in Sicilia, in tempi più recenti ci sono stati due piloti che, con risultati decisamente positivi, hanno portato un po’ di “sicilianità” nel Circus iridato: il francese Jean Alesi e l’australiano Daniel Ricciardo.

Giovanni Roberto Alesi (questo il suo nome all’anagrafe) è figlio di siciliani immigrati in Francia: il padre Franco era un carrozziere di Alcamo trasferitosi ventenne ad Avignone, mentre la madre Marcella era originaria di Riesi. Ha gareggiato in Formula 1 nel 1989 e nel 1990 con la Tyrrell per poi approdare alla Ferrari, scuderia a cui è rimasto legato per cinque anni, salendo sul podio in più occasioni e conquistando nel 1995 - nel giorno del suo 31° compleanno - una memorabile vittoria in Canada.

Nel biennio 1996-1997 è alla Benetton: in entrambe le stagioni si classifica quarto in campionato; nelle stagioni successive è alla guida di monoposto non molto competitive (Sauber, Prost Grand Prix e Jordan) e non ottiene quindi risultati particolarmente brillanti, ad eccezione del podio conquistato in Belgio nel 1998. La sua avventura in Formula 1 termina nel 2001. L’amministrazione comunale di Alcamo ha conferito a Jean Alesi nel 2021 la cittadinanza onoraria; in Francia è stato nominato Cavaliere della Legion d’Onore per meriti sportivi. In una intervista ha dichiarato: «La Sicilia sarà il mio “buen ritiro”: quando verrà il momento tornerò a casa a godermi quel meraviglioso mare e tutti i miei parenti».

Entrambi i genitori di Daniel Ricciardo sono di origine italiana: la madre è calabrese, il padre Giuseppe (divenuto “Joe” in Australia) è nato nel piccolo borgo di Matini, nel Messinese. Nel triennio 2011-2013 con la Toro Rosso si rivela come uno dei giovani più promettenti della F1, tanto da meritare il passaggio alla ben più competitiva Red Bull, con cui corre sino al 2018, vincendo sei Gran Premi e conquistando numerosi podi. Nei due anni seguenti è alla Renault, passando poi per un paio di stagioni alla McLaren, con cui nel 2021 ha ottenuto a Monza la sua ultima vittoria mondiale. Nel 2023 a metà campionato viene ingaggiato dall’Alpha Tauri in sostituzione dell’olandese Nyck de Vries; nel 2024 è schierato dalla Racing Bulls, ma il rapporto con il team si interrompe dopo la gara di Singapore, per far posto al neozelandese Liam Lawson.

Nel 2022 ha ricevuto l’onorificenza di membro dell’Ordine dell’Australia. Per comprendere il valore di Ricciardo basti considerare che il grandissimo campione Max Verstappen ha dichiarato: «Daniel è stato sicuramente il compagno di squadra più forte che ho avuto in Formula 1, ho imparato molto da lui».

Riavremo un pilota siciliano in Formula 1? Difficile dirlo: in futuro, un’occasione potrebbe averla il marinese Gabriele Minì (classe 2005), che quest’anno correrà in Formula 2. È veloce, combattivo e determinato. Ne sentiremo parlare.

· Enzo Ganci · Editoriali

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