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Un monrealese a Rio. Il sapore dolce della lacrime di Tania Cagnotto e Francesca Dallapè

| Giorgio La Bruzzo | Altri sport

Quattro anni fa, a Londra, erano state invece molto amare

RIO DE JANEIRO, 9 agosto – A Rio non è sempre estate come si potrebbe pensare. In realtà in Brasile è inverno anche se le temperature sono abbastanza miti, per dare un'idea è come se fossimo nel nostro aprile. E ogni tanto il cielo si rabbuia e scende anche qualche goccia di pioggia.

Come lunedì scorso, nel pomeriggio, mentre al Maria Lenk Acquatics Center era in corso la finale del trampolino sincro 3 metri. In gara c'erano Tania Cagnotto e Francesca Dallapè, com'è finita ormai lo sappiamo, argento dietro alle cinesi extraterrestri (Wu Minxia era al quarto titolo olimpico consecutivo, record assoluto). Quello scenario un po' malinconico è stato però il contesto perfetto per la bella storia andata in atto. Già, perchè dietro l'argento del duo azzurro c'è tanto.

Ci sono anni di vittorie, ai Mondiali e agli Europei, anni di sacrifici, di duro lavoro. E soprattutto una voglia matta di rivincita. Quattro anni fa, a Londra, Tania e Francesca arrivarono a un soffio dal bronzo, punite eccessivamente dalla volubilità dei giudici. Io c'ero e ricordo ancora quelle lacrime di frustrazione per un risultato ingiusto. Quella rabbia l'hanno coltivata, l'hanno trasformata in energia positiva e alla fine quella medaglia tanto agognata, l'unico trofeo che mancava all'appello, è arrivata. Dopo l'ultimo salto, che dava loro la quasi matematica certezza dell'argento, si sono abbracciate a lungo. E se a Londra era stata Francesca a esplodere in lacrime, stavolta è toccato a Tania. Ma sono state lacrime di gioia.

Il suo allenatore, Oscar Bertone, ci ha raccontato che era la Cagnotto la più tesa, era lei che temeva di compromettere tutto. In fondo Rio è la loro ultima Olimpiade e la gara di lunedì era l'ultima chance di farcela, tutto o niente. “Era scritto”, ha detto la Dallapè. E ci piace pensare che abbia ragione, che il destino abbia voluto ripagarle di quanto avevano sofferto restituendo loro quello che gli aveva sottratto 4 anni prima. E non sembra un caso che a finire quarte, per un'inezia, siano state le canadesi che nel 2012 si erano prese il bronzo al posto delle due azzurre. Stavolta è toccato a loro piangere di rabbia. Le lacrime di Tania e Francesca, dopo un argento conquistato nell'ultimo grande atto della loro straordinaria carriera, avevano un sapore dolcissimo. Il sipario può finalmente calare.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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