La mia esperienza al concorso “Rocco Campanella”

Parla uno studente premiato alla manifestazione della memoria

MONREALE, 29 maggio – Non ho mai conosciuto il professore Rocco Campanella. E me ne rammarico. Perché le sue azioni e le sue parole, che con così tanta dovizia di particolari i suoi familiari si sono curati di riportare, venerdì alla premiazione del concorso a lui dedicato, lasciano intendere di quanto spessore dovesse essere la sua personalità.

Per certi versi, era come se la sua immagine vivida e nitida si aggirasse tra i banchi della sala consiliare, specialmente quando suoi ex alunni, adesso professori di alto rango, citavano le sue parole e le sue “massime”. È grazie alla sua caparbietà e alla sua ostinatezza se anche io oggi posso dirmi alunno del liceo classico Emanuele Basile, perché proprio il professore Campanella volle che si istituisse a Monreale un scuola autonoma in grado di garantire ai giovani non solo un’ottima preparazione culturale, ma anche umana e civile, insegnando i valori cardine e inviolabili su cui si basa il nostro essere uomini.

Ma, secondo il mio parere, non fu la sua cultura, peraltro imponente e inesauribile fonte da cui attingere tutte le informazioni possibili, a rendere l’uomo Rocco Campanella di così capitale importanza per la storia del nostro paese, quanto la sua dedizione e la sua voglia di combattere battaglie apparentemente insormontabili e impossibili da portare a termine. Ecco, dunque, qual è l’insegnamento più grande che ho percepito: mai arrendersi. Portare avanti i propri ideali, affermandoli senza l’impiego di alcuna arma, è l’augurio che ogni uomo definibile tale deve farsi, conducendo la sua vita provando a seguire le orme di altri uomini come il professore Campanella, inneggiando al pacifismo e screditando la guerra come l’abbruttimento della razza umana, mediante la quale l’essere superiore agli altri scade al livello delle bestie.

Quale migliore strumento per condurre una lotta pacifica se non l’educazione? E come un moderno Socrate, il professore Campanella si sentiva quasi in dovere di trasmettere la sua cultura ai più giovani, affinché questo messaggio potesse essere portato avanti per sempre, anche dopo la sua morte. È questo lo spirito che anima la manifestazione che annualmente si tiene nella sua memoria, con l’unico scopo di sensibilizzare le nuove generazioni, sempre meno interessate, a produrre elaborati e altri lavori coerentemente a temi importantissimi sotto l’aspetto culturale ed etico. Proprio per questa ragione mi sento onorato di essere stato premiato per il tema che io e i miei compagni di classe abbiamo presentato sul tema del rispetto della natura, anch’esso messaggio di pace nel mondo.

L’emozione e la felicità che venerdì infiammava il mio cuore non erano assolutamente legate al premio in denaro, edonisticamente parlando, ma quanto piuttosto alla consapevolezza di aver conosciuto anche indirettamente una personalità che oggi nella nostra società ci sembra atipica e surreale, ma di cui in verità abbiamo assolutamente bisogno. Oggi, osservando con gli stessi occhi di giovane adolescente la realtà che mi circonda, talvolta apprezzandola, talvolta criticandola, pronto a condurre le mie battaglie personali a viso aperto e con caparbietà, l’unica cosa che riescono a sussurrare le mie labbra è “grazie”.

*studente della III A del liceo classico  "Emanuele Basile"