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Mancano i fondi, anche le scuole superiori verso la settimana corta obbligatoria?

| Enzo Ganci | Istruzione

Il sindacato Anief: "Occorre opporsi a questa deriva"

ROMA, 17 aprile - La scarsità di fondi per le scuole italiane sta raggiungendo livelli record. Al punto che le province, da cui dipende la gestione e la manutenzione degli istituti superiori, stanno cominciando a mettere le mani avanti in vista dell'organizzazione del prossimo anno scolastico. Come a Savona, ad esempio, dove per risparmiare sulle bollette elettriche e del gasolio da riscaldamento i responsabili della giunta provinciale hanno scritto ai dirigenti scolastici del loro territorio chiedendo loro esplicitamente di predisporre le condizioni per l'introduzione la settimana corta. Che significa far quadrare i conti cancellando un giorno di scuola, il sabato. "Ora, a parte il fatto che questo genere di decisioni – l'allargamento o la riduzione del piano di lezioni settimanali – sono di competenza degli organi collegiali, è evidente – dice Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief che è intervenuto sulla vicenda – che le mutazioni scolastiche degli ultimi tempi stanno sempre più spesso condannando gli studenti a usufruire di una formazione a mezzo servizio. Come si fa a dire ad un liceale di rimanere a scuola otto ore per studiare matematica, latino e greco, perché così lo Stato risparmia sulle bollette? Occorre opporsi a questa deriva, ne va di mezzo la qualità dell'istruzione pubblica italiana".

Basti solamente pensare al taglio di un terzo del Fondo d'istituto da utilizzare per tutte le attività collaterali e progettuali alla didattica; alla volontà del Governo, poi sfumata solo per la forte protesta di piazza, di ricondurre a 24 ore l'insegnamento settimanale di tutti i docenti; alle classi "pollaio", con un numero di alunni per aula che si aggira ormai mediamente sulle 28-30 unità; alla chiusura di quasi 2mila istituti.

"Oggi si chiede di ridurre la settimana scolastica da 6 a 5 giorni - conclude Pacifico - Il passo successivo, già peraltro tentato dal ministro Profumo, sarà quello di anticipare la maturità a 18 anni, cancellando addirittura di un anno il tempo scuola".

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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