Cento monrealesi con la valigia: è cominciato il viaggio "della speranza" degli insegnanti precari

Altrettanti, però, hano rinunciato alla stabilizzazione prevista da "La Buona Scuola"

MONREALE, 23 agosto – Sono circa un centinaio gli insegnanti precari di Monreale che hanno presentato la domanda per essere assunti in ruolo nelle fasi “B” e “C” del piano di immissione straordinario previsto dalla legge cosiddetta de “La Buona Scuola”, varata dal governo Renzi.

Altrettanti, però, purtroppo, sono quelli che hanno rinunciato al sogno della stabilizzazione, preferendo rimanere nel limbo della precarietà, per non essere costretti ad emigrare e quindi a creare grossi pregiudizi alle loro famiglie.

Anche Monreale, pertanto, così come il resto d’Italia, ha vissuto questo “dramma” lavorativo e soprattutto familiare, che da più parti è stato definito una vera e propria “deportazione” da Sud a Nord. Una sorta di viaggio della speranza, fortunatamente non collegato a motivi di salute, ma caratterizzato dall’esasperazione, ormai pluriennale, di una categoria, quella degli insegnanti precari, a volte nell’incertezza lavorativa che va avanti da oltre dieci anni.

Le domande andavano presentate “on line” entro il 14 agosto scorso. Ciascun aspirante insegnante, ognuno nella propria classe di concorso, cioè, secondo la propria materia di insegnamento, doveva indicare in ordine preferenziale tutte e cento le province italiane nelle quali essere inserito, pena la nullità della domanda. Le proposte ministeriali di assunzione arriveranno l'1 ed il 2 settembre (fase B). I docenti avranno dieci giorni di tempo per accettare o meno. La fase C, invece, si svolgerà, molto probabilmente, entro la prima metà di novembre.

La procedura si è rivelata particolarmente complessa, ma soprattutto ha creato non poca angoscia ai richiedenti, consci di trovarsi di fronte ad un importantissimo bivio della loro vita. Un’ultima spiaggia per trovare lavoro per molti di loro, la maggior parte dei quali, dopo tanti anni di precariato, già avanti con gli anni, con figli o genitori anziani da accudire.

“E’ come se al tavolo della roulette avessero fatto una puntata da dentro o fuori – afferma Walter Miceli, avvocato del sindacato Anief, specializzato in problematiche scolastiche – come se fossero stati messi di fronte ad un ricatto: o mangi la minestra o sei costretto a saltar la finestra”. Concreto, per chi non ha presentato la domanda, il rischio,dopo qualche anno, di ritrovarsi senza incarichi da ricoprire.

Come spesso accade a “pagare la panella” saranno principalmente i meridionali. Se, infatti, su scala nazionale il dato di chi dovrà recarsi fuori provincia non supera il 30 per cento, quello “disaggregato” degli insegnanti siciliani arriva abbondantemente a superare il 70. Difficile, se non impossibile, immaginare, pertanto, un insegnante proveniente da Torino andare ad insegnare a Mazara del Vallo (con ogni probabilità resterà addirittura in provincia di Torino). Molto più facile, se non scontato, il contrario.

In questo panorama, la Corte Costituzionale, su input del Governo nazionale, ha stoppato la sua attività per dare corso al pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, che ha condannato l’Italia, intimandole di bloccare per sempre la politica del precariato, ed individuare le forme di risarcimento che lo Stato dovrà obbligatoriamente erogare a chi per anni è stato penalizzato.

Ed, a cascata, lo stop della Corte si è ripercosso su numerosi altri contenziosi lavorativi riguardanti la scuola, in attesa che, prima o poi, possa arrivare un atteso colpo d’ala. Per le decine di migliaia di ricorrenti, quindi, l’alba non è nemmeno spuntata. I tempi di attesa sono e saranno, chissà per quanto ancora, molto ma molto lunghi.