Il messaggio di Peppino è attuale più che mai

Giovanni Impastato ha incontrato i ragazzi della "Guglielmo"

MONREALE, 6 marzo – Ormai di Peppino Impastato conosciamo tutto, basta navigare sul web per trovarne notizie, ma incontrare il fratello Giovanni ed ascoltare dal vivo chi gli è stato accanto, è una grande emozione, la stessa che hanno provato i ragazzi della “Guglielmo II”.

L'incontro si è svolto alla “Sala della Pace” per permettere a tutte le seconde e le terze classi, quelle si San Martino comprese, di assistere ad una testimonianza di ha conosciuto la mafia da dentro e poi ha avuto il grande coraggio di combatterla a viso aperto. La scuola ha la legalità come suo punto fermo nell'offerta formativa. È questo il quadro che Giovanni Impastato ha fatto del fratello, raccontando anche il modo con il quale ha continuato la sua opera, anche se con modalità diverse, in un paese come Cinisi, che ha dato i natali al boss Tano Badalamenti.

Il racconto che Giovanni fa della sua famiglia e di suo fratello, di circa cinque anni più grande, è cominciato dall'infanzia, quando la sua famiglia villeggiava nella tenuta dello zio Cesare Manzella, capo mafia. Si sentivano sicuri, protetti, hanno vissuto un momento di unità familiare all'interno del codice mafioso, ma anche a contatto con la cultura contadina. Il violento omicidio di Manzella provoca una rottura interna nell'animo di Peppino Impastato, così ha raccontato il fratello, che dopo due anni dalla morte dello zio, ancora studente fonda un giornale. Ricordiamo che siamo in pieno '68 e c'è la guerra del Vietnam in corso.

Un giornale dirompente nel quale Peppino Impastato cita nomi e cognomi di mafiosi e politici conniventi. Con una scusa il giornale viene chiuso ed allora comincia l'avventura di fotoreporter nella quale comincia a denunciare lo scempio del territorio attraverso l'abusivismo edilizio, di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze. Ma il salto di qualità Peppino Impastato lo fa con Radio Aut, nella quale la programmazione non è solo musicale, ma anche di impegno civile. In questo contesto matura la decisione della mafia di uccidere lo scomodo Impastato che con la sua radio, con l'ironia, prendeva in giro i mafiosi che non potevano sopportare che un affare andasse male per una denuncia ma la presa in giro no e questa è stata la sua condanna.

Da qui è giunta un'esortazione che Giovanni Impastato ha inviato ai ragazzi: “Dovete avere la forza di uscire fuori dai social network e guardare il territorio con i vostri occhi. Le battaglie che mio fratello ha condotto – ha proseguito Giovanni – sono attuali più che mai. Come allora quando Peppino coinvolgeva i ragazzi non solo con l'impegno sociale ma anche artistico, così voi dovete essere la nostra forza per arginare la mafia, che è un fatto culturale. Mi auguro che di questa giornata – ha detto in conclusione Giovanni – vi sia rimasto un messaggio importante la mafia si può combattere e sconfiggere con la cultura”.

Una raffica di domande da parte degli studenti ha messo in luce l'ottimo lavoro preparatorio a quest'incontro svolto dalle insegnanti di lettere ed Impastato non si è sottratto a rispondere con generosità ma anche con rigore.
“Sono contento di questo incontro – ha detto Claudio Leto, dirigente della “Guglielmo II” - apprezzo la naturalezza con la quale Giovanni ha raccontato la sua vita e quella di suo fratello, con tutti gli errori commessi”.
“Giovanni è testimone di una lotta importante – ha concluso Amelia Costantino, docente di lettere a San Martino delle Scale – e vogliamo continuare le idee di Peppino Impastato”.