La "Buona Scuola", il gigante dai piedi d'argilla

Il tema della riforma renziana dibattuto ieri pomeriggio a San Gaetano

MONREALE, 11 novembre – Una riforma faraonica, quella messa in campo dal governo Renzi, ma che presenta una serie di criticità ed incongruenze. È quanto emerso ieri pomeriggio, a Villa Veneto di San Gaetano, nel corso del seminario "La buona scuola, facciamo conoscere il paese".

Un convegno organizzato e voluto fortemente dall'assessore alla Pubblica istruzione, Nadia Granà, che ha visto un'ampia partecipazione di dirigenti scolastici, docenti e personale Ata, della scuola che di questa riforma sono i diretti interessati.

Gli interventi dei relatori di questo convegno hanno messo in campo luci ed ombre di una riforma che nella sua impalcatura si mostra riformatrice, ma che al suo interno esibisce una serie di lacune che puntualmente sono venute fuori.

<p style=L'incontro è stato moderato dallo stesso assessore Granà, che ha spiegato bene quali sono stati i motivi che l'hanno spinta a dibattere su un tema importante come la scuola. Il primo ad intervenire al dibattito è stato Alex Corlazzoli, docente e giornalista. Per Corlazzoli nel documento del governo mancano quattro soggetti che sono le famiglie, gli stranieri o migranti, la scuola dell'infanzia e la Costituzione. “Ritengo che qualcosa di positivo questa riforma la contenga – ha proseguito Corlazzoli – che è la formazione dei docenti e la connettività, in una scuola che è ancora in netto ritardo rispetto alla banda larga ed il wi-fi, questa sembra una riforma da velocista”.

Anche Chiara Di Prima, presidente regionale dell'Uciim Sicilia (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Dirigenti Educatori Formatori), ha relazionato sul rapporto venuto fuori dal documento del 3 settembre 2014 della stessa associazione. L'Uccim nazionale tra le altre cose sostiene la necessità di un testo unico del sistema educativo di istruzione e formazione che diventa improcrastinabile dopo decenni di riforme e controriforme. “Uno degli elementi più preoccupanti – ha detto la Di Prima – dell'ambiziosa riforma della scuola, è la mancanza di un impianto culturale ovvero sulla mancata individuazione dei valori sui quali si vuole puntare per la formazione del cittadino di domani”.

Molto più tecnico è stato l'intervento di Marcello Pacifico, presidente nazionale dell'Anief, che ha sciorinato una serie di dati e cifre che hanno messo in evidenza quanto sia debole, soprattutto da un punto di vista finanziario, la situazione degli insegnanti. “Ci sono stati tagli dall'abolizione degli esoneri e dei semi esoneri, dal fondo dell'autonomia scolastica e dal personale Ata – ha detto il presidente Anief –. Agli insegnanti precari devono essere pagati gli scatti di anzianità prima della loro abolizione, prevista da questa riforma. Purtroppo, però, gli stipendi saranno bloccati fino al 2018. In tutto questo manca anche l'adeguamento all'inflazione”.

Se questa riforma contiene la stabilizzazione dei precari e l'esaurimento di tutte le graduatorie permanenti, forse uno degli elementi positivi della riforma, il merito è di Marcello Pacifico, Walter Miceli e Fabio Ganci, quest'ultimi, avvocati dell'Anief, che nel 2010 hanno intentato una causa presso la Corte di Giustizia Europea che vedrà la sua conclusione il 26 novembre 2014 quando, l'organo giurisdizionale europeo, così come sembra probabile, emetterà una sentenza con la quale si obbliga il governo italiano all'eliminazione dei precari nel mondo della scuola.

Il ruolo della famiglia e dell'alunno è stato poi sottolineato da Maria Dari, presidente nazionale dell'Irsef (Istituto di Ricerche e Studi sull'Educazione e la Famiglia) perché nella riforma non ci sono capitoli dedicati all'asse portante della società. Mancano in linea di massima, secondo la Dari, gli strumenti dell'orientamento che, se fatto in sinergia tra scuola e famiglia, porterebbe l'alunno a fare scelte più consapevoli per il suo futuro.

Altro elemento che manca nell'impianto della riforma è la previsione di uno studio sul proprio territorio, fatto fin da piccoli, che permetta di conoscere chi siamo, di ammirare le nostre bellezze e soprattutto la nostra storia, ha sostenuto Maria Antonietta Spataro, vice presidente nazionale Anisa (Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell'Arte).

Diversi sono stati gli interventi del pubblico in particolare quelli di Tonino Russo, nella passata legislatura membro della VII commissione Cultura della Camera dei Deputati, e dei consiglieri comunali, Manuela Quadrante e Paola Naimi, che oltre ricoprire il ruolo istituzionale sono anche insegnanti.

In particolare Tonino Russo ritiene che la Buona Scuola sia un'opportunità che segna una svolta rispetto al passato quando sulla scuola è piovuta la mannaia dei tagli ed i personale non era visto come una risorsa affidabile per gli studenti. “L'attenzione va posta – ha concluso Russo - sulle risorse e sulle strutture scolastiche”.