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Perché a Sanremo ha vinto Lucio Corsi

| Romina Lo Piccolo | L'opinione
fumetto di Romina Lo Piccolo

È bastato un solo ascolto e Lucio Corsi, un piccolo artista sconosciuto vestito da pagliaccio, è diventato il personaggio rivelazione del Sanremo di quest'anno. Un risultato sorpresa, forse. Ma, a ben guardare, una storia facilmente leggibile.

La canzone proposta e la sua interpretazione sono state percepite, a ragione, dal pubblico e dagli ascoltatori come espressione coerente e autentica della personalità di questo giovane cantautore. Le parole del testo sono risuonate, infatti, perfettamente consonanti con l'aspetto di chi "non è nato con la faccia da duro" e si propone su un palco come uno che sa di "non essere nessuno", se non se stesso.

Una emozionante lezione di umanità da parte dell'artista che, rifuggendo le pose posticce e artificiose del divismo, ha proposto di sé l'immagine dell'antieroe, col suo carico di vulnerabilità e paure.
Come non cogliere, nella proposta, l'eco e il rimando all' "Elogio dell'imperfezione" di Rita Levi Montalcini che, tracciando una sorta di rapporto finale autobiografico, rivela di avere scoperto l'imperfezione come fonte di gioia, consona alla natura umana.
E la canzone di Lucio Corsi suona proprio come una scoperta, quella delle ragioni più autentiche dell'umano, capaci di metterci in sintonia con la nostra essenza e con la sua cifra forse più dolorosa, la fragilità.

"Volevo essere un duro" è, un testo semplice e immediato, che ha il dono dell'universalità. È un testo che parla a tutti, adolescenti e adulti, grandi e piccoli, dimostrando l'insostenibilità della ricerca della perfezione che, una volta ingaggiata la lotta inevitabile con il reale, non può non dare luogo ad un cambio di paradigma, l'accettazione dell'imperfezione.
Un processo identitario complesso per chiunque. E spesso, faticoso, costellato da incertezze, inciampi, cadute, errori e limiti che, tuttavia, come ci ricorda anche Gianrico Carofiglio nel saggio "Elogio dell'errore", se consapevolizzati, possono assumere un potere trasformativo e generativo. Lo scrittore dice infatti che gli errori ci umanizzano e, ancor più profondamente, ci rendono "amabili con noi stessi".
Proprio come ci insegna la parabola di Lucio Corsi, lui che ha fatto della fragilità la sua forza, della normalità la sua unicità.

· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 31 dicembre – Gli eccessi alimentari che caratterizzano le giornate in molte delle case del nostro territorio non devono farci distogliere lo sguardo da ciò che ci ha detto e ci ha lasciato quest’anno in eredità.

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