fumetto di Stefano Gorgone
Carissimo direttore,
“anche nel giovane più disgraziato c'è del bene”. Così affermava San Giovanni Bosco, un sacerdote esemplare che la Chiesa cattolica ricorda oggi, ma anche un eminente educatore il cui insegnamento continua ad affascinare per la sua originalità.
Nato a Torino nel 1815 in una famiglia di contadini, fin da fanciullo fu avviato al lavoro nei campi ed ai più umili mestieri e, pur tra mille difficoltà, riuscì a completare gli studi ginnasiali.
Ordinato sacerdote nel giugno del 1841, cominciò subito la sua straordinaria missione educativa aprendo un oratorio, istituendo scuole serali, laboratori per calzolai, sarti, falegnami, fabbri, tipografi per aiutare i giovani ad imparare un mestiere e guardare con più serenità al loro futuro. Mi piace ricordare qui San Giovanni Bosco non solo per il suo sconfinato amore per i giovani sbandati, abbandonati a sé stessi, figli di immigrati che vivevano nella più completa miseria e dediti alla delinquenza, ma anche per il suo metodo educativo definito “preventivo”, lontano da quello repressivo molto diffuso nel suo tempo, fondato sulla severità dell'educatore e sulle punizioni anche molto violente.
Egli attribuiva molta importanza agli aspetti umani, si interessava ai problemi dei giovani rispettandoli e considerandoli ricchi di potenziale e di dignità. “Qui con voi, mi trovo bene - diceva - è proprio la mia vita stare con voi. Voi siete la mia delizia e la mia consolazione. Ho promesso a Dio che fin l'ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani.” Il suo era un vero e proprio stile di vita, uno spalancare il cuore e le braccia verso il prossimo, un approccio educativo basato sui principi di empatia e di comprensione, di amorevolezza, di dedizione completa al bene dei giovani, di grande fiducia nelle loro potenzialità.
Oggi, in un contesto culturale e storico diverso, il messaggio educativo di don Bosco appare importante ed efficace anche se nella scuola oggi è molto diffusa una mentalità che privilegia l'efficienza, la prestazione, l'acquisizione delle competenze. Sono indelebili nella nostra mente i docenti che, a cominciare dalla scuola dell'infanzia, hanno saputo utilizzare il linguaggio del cuore, hanno acceso in noi il desiderio del sapere appassionandoci alla loro disciplina, docenti capaci di “scoprire i germi delle buone disposizioni dei loro studenti e procurare di svilupparli”, come faceva don Bosco.
Concludendo questa mia breve riflessione penso che nella scuola non debba esistere una didattica schiacciata sulla dimensione meramente cognitiva e che non è sufficiente conoscere bene una disciplina per essere un ottimo docente. I migliori educatori sono coloro che, come San Giovanni Bosco, sono capaci di offrire l'amore per la conoscenza, di creare un ambiente nel quale i giovani possano dare il meglio di sé, di spingere soprattutto coloro che sono più sfiduciati a riprendere in mano la loro vita e, magari, a cambiarla.