fumetto di Stefano Gorgone
Carissimo direttore,
il 19 gennaio del 1919 don Luigi Sturzo presentò a Roma “l'Appello ai liberi e forti”, considerato dallo storico Gabriele De Rosa “uno dei documenti più elevati e di maggior impegno civile della letteratura politica italiana”.
Desidero cogliere l'occasione dell'anniversario di questo evento per presentare seppure brevemente, in un periodo storico in cui si avverte la mancanza di personalità politiche di grande spessore morale e culturale, la figura di questo straordinario prete siciliano.
Nato a Caltagirone nel 1871 in una famiglia aristocratica, studiò a Roma dove si laureò in filosofia e teologia presso l'Università Gregoriana. Ordinato sacerdote nel 1894, preferì dedicarsi principalmente agli studi filosofici senza trascurare il suo impegno per chi viveva nella miseria e nella emarginazione, dimostrandosi in tal modo un uomo di pensiero ma anche di azione.
Fu pro-sindaco di Caltagirone, consigliere provinciale di Catania per 15 anni, fondatore del Partito Popolare Italiano, pioniere del cooperativismo e delle casse rurali in Sicilia, autore di opere fondamentali nel campo della sociologia e della scienza politica.
Di don Luigi Sturzo desidero evidenziare le battaglie a difesa delle autonomie locali ed in particolare per il municipalismo, visto come concreta presenza di una comunità organizzata politicamente.“Il municipio – diceva - è una grande palestra di democrazia, un ente concreto, più che non lo sia una provincia, una regione”. Nelle città, infatti, la partecipazione dei cittadini è reale e la gestione della cosa pubblica può avvenire in piena trasparenza e sotto gli occhi di tutti. Per il sacerdote calatino, la funzione primaria del Comune è quella di formare le coscienze dei cittadini, istruirli, svolgere la necessaria attività sociale a favore dei contadini, degli artigiani, del pubblico impiego.
Don Luigi Sturzo deve essere ricordato per la sua esemplare personalità spirituale, per la sua elevata statura morale ed intellettuale, per la sua passione civile, ma anche per il suo straordinario coraggio nell'opporsi al regime fascista che lo costrinse ad un esilio lungo ventidue anni a Londra e a New York.
La sua forte indipendenza di idee, il suo essere coscienza critica e spirito libero anche nel suo partito di appartenenza dove non mancava di denunziare l'affarismo e lo sperpero del denaro pubblico, ne fecero un prete ed un politico scomodo, provocandogli l'ostilità e la diffidenza dei dirigenti del suo partito e delle gerarchie religiose, anche di quella vaticana. Al suo rientro in Italia nel 1946 fu nominato senatore a vita e si dedicò con grande passione all'attività parlamentare dando un notevole contributo all'elaborazione ed all'attuazione della Costituzione italiana. Morì a Roma nel 1959 e le sue spoglie riposano nella città di Caltagirone.
Auspico vivamente che l'esempio di don Luigi Sturzo possa essere di ispirazione per una nuova generazione di cattolici democratici impegnati in politica anche nella nostra città di Monreale e che tutti, soprattutto i giovani, possano pensare e vivere la politica come luogo di ascolto e confronto mettendo le proprie competenze e passioni al servizio del bene comune.