Nessuna motivazione può mai giustificare una guerra

fumetto di Mariella Sapienza

Ero piccolina e con un grembiule nero e un fiocco rosso mi ritrovavo a leggere dal sussidiario; c'erano immagini di guerra. Erano i fenici, i greci, i romani; Giulio Cesare con la sua corona d'alloro alla conquista della Gallia.

Era la grande guerra, c'era Garibaldi con i suoi mille, il suo cavallo bianco e le sue imprese in Sicilia e nel nuovo mondo. Per tutti quegli anni la guerra mi è sembrata un' impresa eroica fatta da bandiere e eserciti di super eroi. Inni, canti e poesie dei vari nazionalismi.
Monumenti e vie dedicate a uomini che oggi, oramai adulta e consapevole, mi chiedo se non siano un depistaggio per menti e cuori. Nessuna motivazione che sia economica, territoriale o religiosa può giustificare una guerra.
Ma questo a noi è stato insegnato davvero o più o meno nascostamente c'è sempre stata una giustificazione alla guerra da dare in pasto ai popoli?

I Tg cercano di spiegare le cause dei conflitti, ma pur se importanti, dal punto di vista storico e sociale queste cause che cosa valgono per chi vede infranti i suoi sogni, devastati da una pioggia di schegge, da un martirio e da rapimenti.
Hamas non è poi così diversa dall'Isis, non è differente differente dal nazismo. Però quello che è Hamas e i suoi capi non sono sicuramente la Palestina, non possiamo sovrapporli. Ricordiamo il fascismo e Benito Mussolini, è impresso nella nostra memoria ma né l'uno, né l'altro era l'Italia o gli italiani.
Scagliarsi contro la Palestina scaricando proiettili e missili è uccidere come lo si sta già facendo con Israele.
È la storia che ritorna e invece di essere maestra di vita forgia nuovi Erodi che sgozzano bambini, e decapitano i loro sogni.

Le giovani vite che stavano per cominciare a godere del privilegio della vita inneggiando all'amicizia, all'amore vengono incastrate dentro schemi di morte, di rivalsa, di sopraffazione. Che si tratti di Russia e Ucraina, di Palestina e di Israele cosa cambia? È guerra.
E se è guerra ci sarà sempre e ancora e poi ancora un livore per un eccidio, per una striscia di terra, per uno slargo sul mare che nonostante il trascorrere degli anni e dei secoli produrrà all'improvviso una scintilla dal magma sotterraneo mai spento che farà divampare lo scoppio di un conflitto.

L'unica via è la pace che non è facile da mantenere come è constatabile nel quotidiano, nelle piccole comunità, nelle associazioni, nelle famiglie. La pace è una continua tensione capace di riallineare il disequilibrio, è dialogo che prescinda da interessi esclusivamente personalistici, è un movimento di apertura all'altro. Difficile è la realizzazione di una koinonia retta dalla pace, sicuramente non è attraverso quattro parole che ho scritto che il mondo si può cambiare ma se ripenso a quella me, bambina innamorata di Garibaldi posso comprendere i ragazzi kamikaze, i militanti che sgozzano nel nome di un dio perché siamo malleabili, plasmabili e come succede per il bene avviene per il male.

Noi ce la metteremo tutta per non tradire i nostri veri eroi che hanno combattuto senza colpo ferire per la Pace e questo lo dobbiamo ai nostri figli, ai ragazzi che meritano un mondo migliore.