Come il mondo vero finì per diventare una favola

fumetto di Stefano Gorgone

Carissimo direttore,
nei giorni scorsi l'Istat ha confinato la Sicilia agli ultimi posti della classifica di coloro che frequentano librerie e biblioteche. Perché leggere saggi, libri, giornali, quando Facebook mette a disposizione notizie di prima mano? Perché impegnarsi e faticare per acquisire titoli di studio quando esiste Wikipedia?

Oggi il mondo sembra esprimere una preferenza per il virtuale piuttosto che per il reale ed è dominato da individui che tendono a minimizzare il valore dell'esperienza, a rifiutare la competenza ed a negare il valore della scienza. E' un mondo in cui i sentimenti e le emozioni prevalgono sui fatti oggettivi, in cui vengono propinate continuamente informazioni false e fuorvianti. Nella maggior parte dei casi sono fake news create ed amplificate a scopo di lucro, per causare danni sociali e vengono utilizzate per smentire o far credere, per eccitare o demoralizzare, mettendo in alcuni casi anche a rischio le relazioni professionali o l'amicizia, per non dire i processi democratici e la convivenza pacifica tra i popoli.

Tutto ciò è reso ancora più evidente dalla crescita esponenziale dei social e dalla globalizzazione digitale. Nell'anno in corso la piattaforma Meta ha rimosso dalle bacheche migliaia di contenuti falsi. Il primato negativo va al nostro Paese che sembra particolarmente esposto al fenomeno della disinformazione sul web. Internet ha sicuramente cambiato le nostre vite in meglio, ma fornisce anche informazioni sconnesse o sommerse da dati scadenti ed inutili, che chiunque può inserire online. La ricerca nel web richiede, infatti, la capacità di trovare informazioni autentiche, di riassumerle, analizzarle, scriverle e presentarle ad altre persone. Per lo studioso americano Tom Nichols la nostra è diventata “ l'età dell'incompetenza in cui un egualitarismo disinformato sembra prevalere sul tradizionale sapere consolidato”.

Il mondo vero finì per diventare una favola, recita un famoso aforisma, un mondo dove diventa difficile distinguere il vero dal falso, il reale dall'irreale, dove anche tutto ciò che è evidente è apparenza, un'illusione, un'interpretazione o prodotto da abitudini, convenzioni, pressioni sociali, dove si rinuncia ad un criterio anche minimo di verità per privilegiare le immagini, i sofismi, i like, le fake news.

Medici, professori, specialisti di ogni tipo non sono più visti come le figure a cui affidarsi per un parere qualificato ma come i sostenitori di un sapere fondamentalmente inutile. E così non sono pochi coloro che senza competenza alcuna ritengono di essere in grado di prendere tutte le decisioni, che non avvertono il dovere morale di ammettere i limiti del proprio sapere e non si fidano delle competenze altrui.

E' vero che ognuno di noi può produrre cultura, ma nessuno può essere esperto di tutto e può pensare di illuminare gli altri su qualsiasi argomento o che la propria opinione valga quanto quella di chiunque altro.
Dobbiamo sperare che la verità alla fine prevalga, che finisca per imporsi avendo a cuore le sorti dell'umanità, perché come afferma il filosofo spagnolo Xavier Zubiri “la verità è un ingrediente essenziale dell'uomo e ogni tentativo di schiacciare la verità sarebbe un tentativo di schiacciare l'uomo.”