fumetto di Stefano Gorgone
Carissimo direttore,
recentemente a Palermo due ragazzine di 12 e 14 anni sono state portate al pronto soccorso in stato di ubriachezza e di incoscienza.
In questa triste occasione abbiamo potuto riscontrare sui social molti commenti volti ad evidenziare non solo il mancato rispetto della legge da parte del gestore del pub coinvolto, ma soprattutto l'assenza di adeguati interventi educativi da parte dei genitori che hanno per legge la responsabilità di vigilare, tutelare ed assistere i figli.
In verità anche la nostra città è stata più volte teatro di atti incresciosi ad opera di minori. E' sufficiente ritrovarsi la sera tardi in giro per Monreale per constatare che diversi gruppi di ragazzi e ragazze vagano senza regole e senza freni, incuranti dei danni che arrecano a se stessi e agli altri.
La via D'Acquisto è una di queste località dove la pazienza dei cittadini viene continuamente messa a dura prova.
E' una sfida molto spinosa che i genitori e gli educatori si trovano ad affrontare anche perché sempre più i ragazzi rivendicano una piena autonomia nelle scelte che riguardano la loro vita.
Una sfida resa molto più complessa dall'avvento del web e dalla conseguente difficoltà degli adulti ad orientarsi in un territorio di cui conoscono poco o nulla e all'interno del quale possono facilmente sentirsi persi.
Non sono molti, infatti, i genitori che hanno piena consapevolezza della vita virtuale dei loro figli, delle attività ed esperienze non adatte alla loro età con le quali si intrattengono. L'uso indiscriminato dello smartphone allontana dalla vita di tutti i giorni, sottopone ragazzi ed adolescenti a continue sollecitazioni che li spingono a volere tutto e subito, a fare tutto troppo presto non rendendosi conto dei pericoli a cui si espongono. I cellulari, inoltre, rendono accessibili contenuti ed esperienze che essi non sono in grado di gestire, facendosi, ad esempio, un'idea distorta della sessualità e mettendo a rischio la loro salute fisica e psicologica. La preadolescenza, infatti, così come è stato ampiamente sottolineato da psicologi e pedagogisti, è l'età più vulnerabile di fronte alla mancanza di regolazione delle attività online.
E' un'età in cui i ragazzi , come sottolinea il pedagogista Alberto Pellai, non sono ancora capaci di riflettere, rielaborare e sviluppare un pensiero critico ed è un tempo in cui anche gli adulti attribuiscono più importanza alle emozioni, alle passioni piuttosto che alla capacità di riflettere e alla vita interiore.
Sono problematiche di fronte alle quali i genitori spesso si trovano disarmati.
Non è questa la sede per approfondire in maniera compiuta una problematica così complessa, ma è certo che essere genitori o educatori in questo momento storico non è facile.
Ad essi, comunque, si chiede di non fare finta di non vedere, ma di parlare con i propri figli, di non perdere tempo ad intervenire con decisione per evitare problemi più gravi, si chiede di dare l'esempio non portando il cellulare a tavola, di essere i primi nell'usare correttamente gli strumenti tecnologici, di essere coerenti con quanto richiesto, di fissare delle regole precise che stabiliscano cosa si può fare e cosa non si può fare.