fumetto di Stefano Gorgone
Carissimo direttore,
“ Verrà un giorno in cui potremo concludere affari, studiare, conoscere il mondo e le sue culture, stringere amicizie, mostrare fotografie a parenti lontani, tutto senza muoverci dalla scrivania o dalla poltrona”, così scriveva Bill Gates, poco più di due decenni fa.
Quel giorno è venuto e gli analisti economici sono concordi nell’affermare che anche dopo la pandemia non potremo più ritornare al consueto stile di vita. Occorrerà immaginare modi diversi di organizzarsi, di lavorare e di vivere per affrontare il futuro che si prospetta molto incerto soprattutto per i nostri giovani.
Oggi, a ragione, i giovani esprimono la loro preoccupazione per il divario crescente nei confronti di altre nazioni europee, per le difficoltà di trovare un’occupazione, per l’incapacità di affrontare la pandemia, ma è doveroso evidenziare che l’arretratezza culturale è un fattore di freno allo sviluppo economico e civile.
E’ generalmente riconosciuto che chi è più istruito trova lavoro più facilmente, riesce ad ottenere i posti e le retribuzioni migliori, gode di maggior benessere ed ha una migliore aspettativa di vita. L’istruzione, dunque, non deve esaurirsi nella mera preparazione di un profilo professionale ma deve aprirsi al cambiamento e alla modernità.
Considero, dunque, molto opportuno l’appello del nuovo presidente del consiglio incaricato Mario Draghi a dare di più ai giovani, non limitando ai sussidi l’aiuto da parte del governo, ma investendo responsabilmente sulla loro formazione e, più in generale, sul capitale umano.
Un ruolo fondamentale dovrà avere l’educazione per la quale si rende necessaria una riforma seria dei profili formativi della scuola secondaria di secondo grado e delle università per preparare le nuove generazioni a gestire con discernimento il cambiamento dei propri percorsi di vita. E’ la scuola il luogo che può fornire gli strumenti culturali e le competenze interdisciplinari e digitali necessarie per governare i problemi epocali che stanno dinanzi a noi, che può dare vita ad una nuova classe dirigente qualificata ed idonea a favorire la rinascita sociale ed economica, privilegiando soprattutto chi ha talento senza distinzione di nascita o di censo.
Il futuro si può subire, afferma Sabino Cassese, ma possiamo e dobbiamo interrogarci ed impegnarci su come progettare e costruire un futuro comune.
Anche per l’illustre giurista l’istruzione consente di essere cittadini più consapevoli e partecipi alle sorti delle comunità in cui si vive. Non dobbiamo ignorare che il futuro è green e il mercato del lavoro richiede sempre più persone disponibili all’innovazione ed esperti delle nuove tecnologie, nei settori dello sviluppo sostenibile, delle tematiche ambientali, nella gestione dell’energia. I giovani devono dimostrare di possedere curiosità intellettuale, capacità di porre e risolvere problemi essenziali, essere aperti alla loro riqualificazione professionale, a non sprecare il loro tempo, a partecipare attivamente alla vita collettiva, a viaggiare e apprendere usi di altri Paesi perché si è cittadini del mondo e non della sola propria patria.
Ad essi ed anche ai loro genitori, si chiede di non avere paura del futuro, ma di avere il coraggio ed una visione di fondo della qualità della vita, nella consapevolezza che qualunque scelta per avere successo richiede passione, impegno e spirito di sacrificio. Solo in tal modo i giovani possono affrontare le sfide difficili che li attendono e trasformare i loro sogni in realtà.