fumetto di Salvino Caputo
Viaggiare nel 2021 resterà l’utopia del terzo millennio! Siamo in balìa di uno tsunami compulsivo che continuerà a stravolgere questo nostro pianeta piccino e fuori dalle nostre tenere speranze e desideri d’intraprendere i nostri percorsi di navigazione e le rotte di approdo che ci eravamo prefissate.
Siamo palloncini e piccoli aquiloni smarriti in un cielo che è sempre meno azzurro e si fa sempre più nuvoloso quotidianamente. Siamo una mandria di buoi e pecore smarrite che aspettano l’immunizzazione di gregge. Siamo al bivio amletico dell’essere o non essere uomini, donne, caporali, bambini, sergenti, maggiordomi o generali dello scopone scientifico. Ci trastulliamo nella speranza e nell’ottimismo della luce in fondo al tunnel, senza renderci conto che il tunnel è solo un’utopia, un sogno, un bisogno di vacua casualità. In ogni caso metto al bando il mio pessimismo odierno, leopardiano e cartesiano. Voglio ancora shakerare questa mia vita realizzando un cocktail di ottimismo e survival. Dante nei suoi viaggi della casualità s’inventò la sua Commedia Divina dove accese duemila riflettori e centomila spot per illuminare il nostro sentimento del divino e della precarietà della vita terrena.
Pier Paolo Pasolini cercò di recuperare l’underground del sottoproletariato giovanile e si rassegnò amaramente a soccombere alla violenza e furia di giovinastri irrecuperabili. Federico Fellini tracciò magistralmente le sette tappe della sua vita, riassumendole in un film: Prima Tappa IL MOLO perché il grande regista italiano amava profondamente il mare, ma si vergognava di mettersi in costume per la sua magrezza; seconda tappa il Grande Hotel, favola della ricchezza e del lusso sfrenato; Terza Tappa la Prima Casa in via Dardanelli al N.10; Quarta Tappa la Stazione; Quinta Tappa Borgo San Giuliano la sua città natale; Sesta Tappa il Ponte di Tiberio dove girò Amarcord; tralascio la settima e cito l’Ottava Tappa il Cimitero Civico dove fu sepolto con la moglie. Credo che le tappe di Fellini siano interamente le tappe della nostra vita, dalla nascita fino alla fine della nostra esistenza. Sciascia si discosta da tutti con la sua celebre eresia: Ce ne ricorderemo di questo Pianeta! A differenza di Dante, Fellini e Paolini, il grande Sciascia era un illuminista volteriano che s’illuminava con il suo generatore di corrente automatico e non necessitava di benzina o nafta. Leonardo si accendeva e si autorigenerava con la sua ricerca instancabile della verità a tutti i costi.
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