Gli anziani e la pandemia: c’è bisogno di coesione perché nessuno rimanga da solo
Carissimo direttore,
anche la seconda ondata del Covid-19 sta creando un clima di angoscia e di incertezza e sta mostrando tutte le criticità del nostro sistema sanitario. I casi di contagio da questo virus sconosciuto coinvolgono persone di tutte le età, ma sono soprattutto gli over 75 a pagare un costo altissimo in termini di vite umane.
E’ stata prospettata la triste eventualità, nella civilissima Svizzera, di negare la rianimazione agli ammalati anziani colpiti dal virus.
Si tratta di scelte difficili, al limite dell’etica e della morale, scelte che rischiano di alimentare sempre più il conflitto intergenerazionale. In un Paese moderno ed avanzato sarebbe stato doveroso ed opportuno incrementare in tempo utile i posti-letto, considerato che i virologi hanno sempre previsto che in autunno ci sarebbe stato un aumento dei contagi dal coronavirus
Le generazioni non possono essere divise dalla pandemia; mettere gli uni contro gli altri sarebbe profondamente sbagliato ed anche controproducente.
Durante il lockdown molti giovani hanno mostrato senso di responsabilità e così tanti anziani, già in pensione, pur consapevoli dei rischi cui andavano incontro, hanno messo le loro competenze professionali, con altruismo e generosità, al servizio delle loro comunità.
Penso che sia necessario restare uniti, potenziare le strutture sanitarie, investire sul capitale umano, mettere tutti nelle condizioni di dare il meglio di sé ed avere ben chiaro l’apporto prezioso che i giovani con le loro energie ed il loro entusiasmo e gli anziani con la loro esperienza e la loro saggezza, possono dare per la crescita del nostro Paese.
In questa fase così difficile della nostra vita nessuno può essere lasciato solo e nessuno può considerarsi spettatore passivo. C’è bisogno di riflettere su quanto ognuno di noi può fare per non farsi travolgere dalla paura, dalla rabbia, dalla voglia di ripiegarsi su sé stessi e continuare a coltivare affetti, interessi e passioni.
Mi pare molto significativo l’esempio di una persona che a 93 anni ha conseguito recentemente la terza laurea nella facoltà di filosofia a Palermo. In età così avanzata ha mantenuto intatta la voglia di sapere e di conoscere ed ha mostrato anche una notevole spinta vitale insieme alla capacità di guardare alle nuove generazioni con atteggiamento benevolo. “L’interesse e la gioia per la conoscenza, ha dichiarato, mi danno la forza e la determinazione per andare avanti”. Credo che si possa considerare un testimone di una vita intensamente vissuta così come quelle di Andrea Camilleri, Rita Levi di Montalcini e tanti altri.
A tutti è richiesta la maturazione di una coscienza civica e civile e la capacità di assumere le responsabilità che la gravità del tempo attuale richiede.
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