La lettura nel tempo della pandemia

fumetto di Stefano Gorgone

Carissimo direttore,
leggere è “ il respiro della mente”, affermano gli psicologi. Ha un valore terapeutico, oltre che educativo e formativo perché ci aiuta a gestire meglio lo stress, le emozioni, la paura del presente e del futuro. E questo, ancor di più, in una fase così delicata della nostra vita, nel tempo della pandemia segnato da fragilità ed incertezze.

Eppure, una recente indagine dell’Associazione italiana editori ha rilevato una drastica riduzione di attività da parte delle librerie. La crisi del libro, già avvertita nel passato, si è ulteriormente accentuata.
E’ un dato che sorprende e rattrista perché solo parzialmente spiegabile con la preoccupazione per il coronavirus o per la concorrenza degli smartphone, di internet, della tv…. Sembra che il nostro sia un Paese che non dà grande importanza alla lettura; anche Monreale non sembra avere percentuali soddisfacenti di lettori.
Che farsene dei libri se esiste Wikipedia? Perché leggere saggi e giornali quando la Rete mette a nostra disposizione notizie di prima mano?


Per lo studioso americano Tom Nichols il grande sviluppo tecnologico del nostro tempo ha dato accesso ad una grande quantità di informazioni, ma ha segnato anche l’età dell’incompetenza, l’età in cui la disinformazione sembra prevalere sul sapere consolidato. Ed infatti, recentemente, abbiamo potuto constatare che professori, professionisti e specialisti non sono più visti come figure a cui affidarsi per un parere qualificato, ma tutti ci sentiamo abilitati ad esprimere un parere, pur non essendo in possesso di una competenza specifica.
Affidarsi solo al sentito dire, al pressapochismo, alle emozioni, ai social in genere, significa rimanere nella superficie delle cose, non possedere strumenti per comprendere adeguatamente il nostro tempo.
Ho avuto modo già in altra circostanza di sottolineare che leggere su carta stampata o su schermo digitale provoca sostanziali differenze soprattutto sul nostro sviluppo cognitivo. Troppi stimoli digitali riducono la capacità di memorizzare i concetti più importanti e causano un deficit di attenzione e di motivazione. I libri, invece, che siano classici, romanzi o racconti offrono la possibilità di approfondire la conoscenza del mondo e della natura, di immergersi in luoghi inesplorati ogni volta che ne abbiamo voglia ed aiutano lo sviluppo dell’empatia, la capacità di immedesimarsi nell’altro, di comprendere stati d’animo e comportamenti diversi dai propri. Che fare allora per incentivare la lettura su carta stampata?


Non ho ovviamente la presunzione di indicare soluzioni esaustive. Mi limito ad evidenziare che scrittori e studiosi monrealesi come Salvino Caputo, Salvo Cangelosi, Amelia Crisantino, Mirella Fedele, Antonino Noto, Giuseppe Ruggirello, Giuseppe Schirò, Tonino Russo, poeti come Pino Giacopelli, Salvatore Mangiacavallo, Giangualtiero e Maria Sapienza, Antonella Vinciguerra hanno pubblicato pregevoli lavori che meriterebbero una più ampia diffusione nella nostra città.
Sulla scia del loro esempio, nella consapevolezza che le passioni, se autentiche, si trasmettono, ribadisco la necessità di potenziare le biblioteche scolastiche e quella comunale promuovendo incontri e dibattiti con gli autori ed ogni iniziativa utile a contagiare i ragazzi con la passione per la lettura.
E’ un compito non facile al quale sono chiamati tutti coloro che amano questo nostro tempo e, soprattutto, questa nostra città.