L’Intramontabile e galattico Roberto Benigni alla terza serata di Sanremo

fumetto di Salvino Caputo

Roberto Benigni è un insuperabile mito di carriera artistica e cinematografica nella nostra Italia senza frontiere e declassata nella scacchiera europea dalle forze politiche della conservazione e del nuovo angoscioso sistema sovranista mondiale.

Questa notte, un quarto alle 2,30, libererò la mia virulenta forza critica in ambito politico, musicale e letterario, lasciandomi andare al piacere infinito dell’onestà ed alla sublime verità sulla nostra storia contemporanea. Mentre scrivo il mio nuovo articolo sulla terza serata del festival sanremese, immagino e mi prefiguro lo stato d’ansia del direttore di Monreale News Enzo Ganci; sicuramente si starà chiedendo se intenderò navigare tra follia e blues o serena obiettività nel mio racconto stringato del festival. Stai tranquillo Enzo, mi atterrò al protocollo concordato malgrado le mie riflessioni ed incazzature! Da Jhonny Stecchino alla Vita è Bella, Benigni ha fatto scompisciare e commuovere milioni di Italiani e Stranieri nel linguaggio della vulgata dei leghisti. Nella terza serata del Festival, Roberto Benigni ha superato se stesso, proponendo un capolavoro assoluto dell’amore universale “Il Cantico dei Cantici”. La scelta di Roberto Benigni è stata senza dubbi dettata dal suo essere geniale e filantropo, dal suo modus vivendi, dalla sua cultura e dalla sua estetica sulla rappresentazione dell’amore universale. Nel testo originale, sicuramente scritto da Salomone e rielaborato da Euripide, questo benedetto amore era un inno al rendez-vous tra due labbra che si cercavano; era il profumo di due corpi avvinghiati in una vigna denominata Monte di Venere; l’amore resterà un eterno mistero ed un travolgente desiderio; siamo nati per amare e fare l’amore denudando la nostra anima e l’amore è l’unico libro dei desideri infiniti tra tutte le coppie che si amano davvero e considerano il Cantico dei Cantici un diadema di diamanti.

Ho voluto bruciare tutte le cover della terza serata del Festival perché innanzi all’amore faccio chapeau ed amo scrivere a ruota libera le mie pulsioni e frequenze d’onda. Lupus in fabula, trascrivo volentieri l’ultima mia composizione poetica sull’Amore del gennaio 2016 sul mio libro Ecatomeron: “Questo nostro amore sputtanato dal bisogno non è più un sogno, è solo un flop. Questo amore deriso dal becero globale, è un percorso senza ritorno, una non stop. Questo amore che ci lega con ceppi, catene e banche, barcolla ubriaco nelle osterie stanche. Questo amore disgraziato, ruffiano e maledetto, gongola. Questo amore senza confini , zoppo e maleducato, dondola. Questo amore cameriere, servile e buffo, starnazza. Questo amore tiranno, dittatore ed egoista, s’incazza. Questo amore, se non ci fosse mai stato, sarebbe un fungo porcino, un tenero bambino mai nato. Se questo amore esiste davvero, ha il volto di Gesù. Questo amore sarà il tempo che verrà, se ci sarà tempo ancora. Ho sforbiciato la mia poesia originale, nata in contrapposizione al mitico Jacques Praevert. Dopo avere trascurato le cover della terza serata sanremese, ne avrei salvate solo tre, trascrivo il voto dei professori dell’orchestra del Festival, gli unici abilitati a votare. Vince Tosca, al secondo posto Piero Pelù ed al terzo posto I Pinguini Tattici Nucleari. Avrei salvato la cover di Amedeo Minghi e Rita Pavone in 1950, Irene Grandi e Bobo Randelli in La Musica è finita del grande Umberto Bindi.  Copyright © By Salvino Caputo