Omaggio e Chapeau allo scrittore Umberto Eco e al suo Pendolo di Foucault

fumetto di Salvino Caputo

Lo dipingerei come l’arcobaleno trasformista dei privilegiati del Pianeta “Ora comando Io”

Umberto Eco, si laureò in Filosofia nel 1954 presso l’Università di Torino con una tesi sull’estetica di San Tommaso d’Aquino; nel 1956 pubblicò il suo primo libro “Il Problema Estetico in San Tommaso”, un’estensione articolata della sua tesi di laurea; nel 1954 vinse un concorso in RAI come telecronista, in compagnia di Furio Colombo e Gianni Vattimo; è stato un semiologo, bibliofilo, accademico, saggista di estetica medievale e di linguistica, giornalista, tuttologo e responsabile del movimento studentesco dell’Azione Cattolica.

Lo dipingerei a caratteri variopinti, come l’arcobaleno trasformista dei privilegiati del Pianeta “Ora comando Io”. La sacra semplicità, non fu mai una saggia sorella di Eco e della sua vita stracolma di curricula, ma altalenante tra la meta dell’intellettuale organico e la sua voglia matta di dominare il suo tempo. Ferdinand de Saussure, Theodor Adorno, White, Carlo Tullio-Altan, Malinowski, Voltaire, Sciascia, avrebbero sicuramente beccato l’Umberto del “ Il Pendolo di Foucault” e del “Il Nome della Rosa”, definendolo il “Signore della Sacra Porta Blindata”. Italo Calvino e Leonardo Sciascia, lungi dall’atteggiarsi ad intellettuali organici, hanno avuto un ruolo di primo piano in Europa nella Narrativa, alla stregua di Pasolini, Fellini, Antonioni, Visconti, nel Cinema.

Eco ha venduto trenta milioni di copie del “ Il Nome della Rosa” ed ha vinto il Premio Strega; Sciascia odiava i premi letterari e squarciava le tenebre del potere, dei compromessi politici, della mafia, della corruzione, del gattopardismo, scrivendo storie semplici ed accessibili a tutti gli italiani e cittadini del mondo. Nel “Il Pendolo di Foucault” Umberto Eco si riferisce al mitico fisico francese Léon Foucault, in omaggio alla sua prova sperimentale della rotazione della Terra. U. Eco ha sempre respinto qualsiasi allusione intenzionale al suo amico fisico francese; conoscendo a memoria lo scrittore alessandrino, c’inchiniamo ai suoi raffinati e pretestuosi giochi letterari. Non amo la complessità dei romanzi di Eco, a partire da “IL Nome della Rosa” perché fanno a cazzotti con il mio pensiero illuminista, che preferisce raccontare storie semplici che squarciano il velo di una società lobbista, mafiosa, immorale, egoista e senza pietà. Mi lega a Umberto Eco la sua spasmodica ricerca di “Alchimia”, fuori dalle storie mediocri dei cavalieri templari, dei monasteri e degli orpelli di una letteratura sepolta in santa pace. L’Alchimia è tutta un’altra storia! Alchimia è “Scienza”, “Conoscenza”, “Trionfo della Scienza”; l’alchimia è declino assoluto delle pratiche magiche medievali; è ansia di progresso scientifico e culturale, per avviare la nuova grande stagione del sapere, al servizio della nostra amata Terra e di tutte le sue etnie umane, animali, vegetali.
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