Federico Garcia Lorca e il paradosso omofobico del Premio Nobel

fumetto di Salvino Caputo

Premio Nobel o onorificenza al maschilismo? La Fondazione Nobel in omaggio alle ultime volontà di Alfred Nobel industriale svedese e inventore della dinamite, istituì nel 1901 “Il prestigioso e super-mitico Premio” differenziandolo in categorie primarie scientifiche, letterarie, umanistiche, da attribuire annualmente a persone viventi che si fossero distinte nei diversi campi dello scibile umano: per la santa pace, la buona letteratura, la chimica, la fisiologia o la medicina, per la fisica e l’economia.

Mi diceva sempre Leonardo Sciascia tra il semiserio e il faceto, tra l’incazzato e il sardonico: Figlio mio, i premi letterari a partire dal Nobel, sono espressione del lobbismo e del consociativismo politico europeo; ti faccio un esempio esemplificativo ad hoc: gli Svedesi di Oslo e Stoccolma non assegnarono mai il Premio Nobel a Federico Garcia Lorca, perché era un compagno omosessuale di sinistra, sostenitore dichiarato delle forze repubblicane durante la guerra civile spagnola; ma Lorca è stato un sublime poeta, un grande drammaturgo e regista teatrale, il leader massimo della generazione del 27 che affrontò le avanguardie artistiche europee, sempre in testa a tutte le classifiche del tempo. Dopo l’età d’argento, grazie a Federico Garcia Lorca fu battezzata in Spagna “L’età dell’oro”. Lorca è stato un bambino allegro, ma estremamente timido e pauroso, dotato di un talento eccelso per la musica e le attività teatrali, un leader nell’aggregare e coinvolgere nei suoi giochi, un’infinità di ragazzi. In “Alle cinque della Sera”, Lorca scrisse un lamento funebre in memoria dell’amico torero Ignazio Sanchez Mejias, estremamente toccante e di profonda liricità; il nostro poeta è stato un figlio invidiabile della magnifica Andalusia.


Cari svedesi del Premio Nobel, avete toppato quasi al 60% l’assegnazione di un premio antistorico, omofobo e lobbista. Voglio chiudere il mio omaggio al superlativo Federico Garcia Lorca, ricordando al mondo ed a tutti i lettori, che questa infinita creatura del nostro universo, considerava suoi fratelli e sorelle tutte le creature del nostro pianeta, senza barriere culturali, colore della pelle o etnie planetarie. Da parte mia, ho sempre fatto un atto di genuflessione alla cultura della differenza sessuale, ho avuto tanti amici gay che ho voluto bene infinitamente, ma continuerò ad amare le donne e la loro bellezza. In ogni caso, mi sento un ragazzino senza inibizioni, tabù o complessi edipici ed amo la vita a 360 gradi, malgrado le batoste, le amarezze ed i labirinti che mi hanno incasinato e costretto ad elaborare grandi strategie per uscire fuori allo scoperto e guardare sempre in faccia il mio prossimo e gli ultimi della piramide sociale. L’Utopia e la mamma Cultura mi hanno aiutato a vivere due volte. COPYRIGHT©SALVINO CAPUTO