Beni Culturali siciliani, necessario fare chiarezza

fumetto di Michele D'Amico

Al riguardo della vigilanza, tutela, fruizione e valorizzazione dei beni culturali siciliani, troppo spesso, sui maggiori quotidiani della carta stampata dell'Isola vengono pubblicati articoli giornalistici che hanno il sapore della demagogia e che quindi, anziché realmente affrontare e dare un contributo concreto a risolvere i veri problemi che gravitano all'interno del medesimo sistema, con troppa superficialità e con atteggiamento sbarazzino espongono alla gogna mediatica i lavoratori, tacciandoli di essere dei fannulloni, di essere troppi e, a volte, anche accusandoli persino di essere una casta come recentemente apostrofati da una nota trasmissione televisiva di diffusione nazionale.

Appare necessario, invece, porre la nostra attenzione su alcuni elementi, a parere di chi scrive fondamentali e che caratterizzano il complesso sistema dei beni culturali siciliani. Questi possono essere, in questa fase, così sintetizzati:

1) individuazione dell'offerta culturale che l'assessorato regionale dei beni culturali presenta alla collettività;
2) individuazione dell'attuale organico del personale che è impegnato nella vigilanza, tutela, fruizione e valorizzazione del bene culturale siciliano;
3) le istituzioni deputate alla vigilanza, tutela, fruizione e valorizzazione del bene culturale siciliano;
3) il quadro di riferimento normativo e contrattuale;
4) lo scenario futuro.

Dai documenti che l'assessorato dei Beni Culturali ha pubblicato sul proprio sito emerge che l'offerta culturale risulta essere pari a 73 siti tra musei, gallerie, palazzi monumentali, siti archeologici, sparsi su tutto il territorio regionale che la recente riforma dello scorso luglio ha compresso in poli di enormi dimensioni. Tra questi siti, 15 sono a ingresso libero e 58 a pagamento (fruizione beni culturali in Sicilia gennaio/dicembre 2016), così dislocati territorialmente: 7 Agrigento, 4 Caltanissetta, 7 Catania, 5 Enna, 9 Messina, 17 Palermo, 5 Ragusa, 11 Siracusa, 8 Trapani.

(http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_LaStrutturaRegionale/PIR_AssBeniCulturali/PIR_BeniCulturaliAmbientali/PIR_fruizione/FRUIZIONE%202015-2016%20GEN-DIC%20DEFINITIVO.xls).

Nei 58 siti con accesso a pagamento, la Regione Siciliana ha incassato un importo pari a 23.203.561,20 euro (dato riferito al 31 dicembre 2016 ed anch'esso pubblicato sul sito istituzionale dell'assessorato dei beni culturali ed accessibile a tutti quanti desiderassero conoscerlo). Ed ancora, occorre portare a conoscenza di chi legge l'organico delle risorse umane, sparse sul territorio siciliano, che attualmente presta la propria attività lavorativa nel sistema oggetto della presente analisi. Stando a una stima del personale in servizio presso l'assessorato dei beni culturali, l’organico del personale appartenete all'area vigilanza, conservazione e fruizione del patrimonio culturale sarebbe cosi composto: circa 500 lavoratori di categoria C, circa 150 lavoratori di categoria B e circa 300 lavoratori di categoria A, tutti dipendenti di ruolo; circa 200 lavoratori di categoria B (full-time) e circa 240 lavoratori di categoria B (part-time) dipendenti della Società Servizi Ausiliari Sicilia.

Fatta questa essenziale introduzione, proseguiamo col precisare che, prima di essere fruiti dalla collettività, i beni culturali siciliani devono essere oggetto di tutela e di vigilanza, giacché qualunque amministrazione che si rispetti ha il compito, imposto dalle norme vigenti, di porre in essere la tutela, che spetta quindi all'amministrazione regionale che lo esercita con il proprio personale in possesso del tesserino di pubblica sicurezza.

Tutto ciò al di là e indipendentemente se un sito culturale incassa più o meno denaro. Un esempio su tutti è dato da quanto è recentissimamente avvenuto sul monte Adranone, nel comune di Sambuca di Sicilia, sito archeologico particolarmente ricco di testimonianze risalenti al IV secolo a. C.. Grazie, infatti, al personale di tutela e vigilanza e alle loro numerose segnalazioni, i carabinieri hanno potuto arrestare sei tombaroli. Il sito archeologico di Monte Adranone ha incassato nel 2016 1.830 euro certamente una cifra risibile rispetto all'inestimabile valore culturale di ciò che è stato salvaguardato, tutelato e tramandato alle future generazioni. Bene ha fatto l'assessore Vermiglio a dichiarare che "i custodi sono importantissimi e non se ne può fare a meno" e ciò per il semplice ma importantissimo motivo che il nostro patrimonio culturale va innanzitutto vigilato, tutelato e salvaguardato.

La serietà professionale di un qualsiasi cronista imporrebbe, quindi, di scendere nei particolari per comprendere a fondo un sistema, come quello dei beni culturali in genere e in particolare quello dei beni culturali siciliani con il suo patrimonio diffuso su tutto il territorio regionale. La prima azione, che un'amministrazione seria e che si rispetti, deve porre in essere è la salvaguardia e la tutela di tale patrimonio diffuso. Un sito ha un costo enorme che non può essere ricondotto al fatto che si abbiano incassi stratosferici ovvero nulla.

La quasi totalità dei siti culturali siciliani viene tutelata e vigilata 7 giorni la settimana, 24 ore su 24. Pertanto, nel caso in cui un qualunque sito è tutelato in h24 per 7 giorni la settimana, è necessaria la presenza, in turno, di 6 squadre con almeno 3 lavoratori (numero minimo) per ciascuna squadra e ciò per garantire, almeno in parte, sia il rispetto del quadro normativo di riferimento e degli obblighi contrattuali (orario di lavoro settimanale e mensile, congedo ordinario, riposi giornaliero e settimanale, art. 7 e 9 del dlgs 66/2003) sia, soprattutto, per garantire le esigenze di vigilanza e di tutela di ciascun sito.

Nonostante un organico complessivo che solo a prima vista potrebbe apparire enorme, nella pratica non lo è affatto. È opportuno far sapere a chi legge che tutti i lavoratori (siano essi di categoria C, B e A regionali o lavoratori della Società Servizi Ausiliari Sicilia) che prestano servizio presso i siti culturali siciliani ed in turno h24, lavorano mediamente dal 70% al 100% dei festivi per ciascun anno solare, mentre il Contratto Collettivo Regionale di Lavoro prevede che il personale appartenete all'area vigilanza, conservazione e fruizione del patrimonio culturale non debba superare il limite di 1/3 delle festività per ciascun anno solare.

Sostenere che prestano servizio 60 lavoratori alla Casa Natale di Luigi Pirandello è, per rimanere in tema di beni culturali, un falso d'autore. Infatti il personale appartenete all'area vigilanza, conservazione e fruizione del patrimonio culturale, in servizio alla Casa Natale di Luigi Pirandello è pari a 14 unità, paradossalmente inferiore al fabbisogno necessario (18 unità) per tutelare e vigilare un qualunque sito dove si svolge tale attività 24 ore su 24.

Ed ancora, sostenere che al Museo del Satiro non ci siano visitatori è un altro falso d'autore, infatti basterebbe collegarsi al sito ufficiale del dipartimento beni culturali e scorgere che nel 2016 il Museo è stato visitato complessivamente da 46.747 utenti per un incasso di €. 166.438,50.

Stabilito il numero minimo del fabbisogno di personale per vigilare e tutelare un qualunque sito (almeno 18 unità) si deve passare alla fase di elaborazione del fabbisogno del personale, sito per sito, che occorre per la fruizione e la valorizzazione. Il fabbisogno di personale addetto alla fruizione, ovviamente, varia a seconda dell'analisi organizzativa della realtà di riferimento, dalle variabili socio-ambientali che influenzano la domanda di prestazioni e/o l'erogazione dei servizi e dal tipo di programmazione che l'assessorato beni culturali vuole realmente dare al sistema dei beni culturali siciliani.

A tutto questo si aggiunga che il sistema dei beni culturali sta subendo, a causa dei prepensionamenti voluti dall'attuale Governo Regionale, delle drastiche riduzioni di personale ed è necessario avviare una ricognizione di quanto personale resterà in servizio dopo che il progetto governativo di prepensionamento giungerà a termine. Tale ricognizione di fabbisogno appare necessaria quanto urgente se non si vuole che il sistema dei beni culturali siciliani collassi a beneficio dei tanti tombaroli e a tutto il giro di affari che una simile attività produce.