fumetto di Totò Caltagirone
"Di fronte all'invasione di termini stranieri, la lingua italiana si ribella"
A noi italiani, non piace avventurarci e parlare di argomenti difficili e complicati. Tanto che abbiamo scelto, primi fra tutti i politici che ci governano, termini che con l’italiano hanno poco a che fare, ma che in una sola parola, al massimo due, descrivono dei modi di dire, di fare e di operare che altrimenti, sarebbe complicato spiegare e argomentare.
E allora: Stepchild adoption, jobs act, convention, e-government, family day, gap, leader, gay pride, mobbing, no tax area, premier, question time, screening, switch, team, sono diventati termini familiari per noi e per le nostre orecchie tanto da esserne irresistibilmente attratti. Ma quando il tempo sembra scorrere tranquillo, e noi sempre più assuefatti dal suono melodioso della grammatica anglo-sassone che a poco a poco sta soppiantando la nostra lingua madre, succede qualcosa che ha dell’incredibile.
La lingua italiana si ribella e lo fa, di prima mattina, attraverso la matita creativa del piccolo Matteo che a scuola parlando di un fiore lo definisce:PETALOSO. Da quel momento in poi una deflagrazione inaspettata, i social impazziscono e il termine del piccolo Matteo in un sol colpo, soppianta l’”inzupposo” del più famoso Antonio Banderas e la sua gallina Rosita, e approda nientepopodimenochè all’Accademia della Crusca, mica cotiche! Matteo diventa l’eroe di cui l’Italia ha bisogno, l’inventore della formula magica, la soluzione ad ogni problema e tutti proviamo ad imitarlo facendo roteare il cervello dentro il cranio senza che una sola parola esca fuori. Ma se l’italiano non si da per vinto figuriamoci il siciliano.
Passi che Matteo, zitto zitto quatto quatto, è arrivato per primo ma non si può rimanere inermi di fronte a cotanta grazia di Dio, troppa notorietà. Il siciliano, nei social, insorge e grida: dov’era l’Accademia della Crusca quando scrivevamo “omertoso” adottato a fatica da un manipolo di uomini che si ribellavano alla Mafia dopo decenni di sicule disgrazie? E allora la risposta è arrivata tramite gli stessi social: un gruppo di frequentatori ha pensato di lanciare un’idea e di istituire in Sicilia l’”Accademia della Farina di Ceci” che si occuperà di introdurre nel dialetto siciliano nuovi vocaboli, rievocando i Vespri Siciliani dove i ceci diventano protagonisti della liberazione dai francesi. Stavolta i “ciciri” vogliono prendersi la rivincita sulla “crusca”, e la vita dei social continua……