Lord Jim

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Di Joseph Conrad

Siamo alla fine dell’Ottocento. Il mondo coloniale è all’apice. La vecchia Europa propaganda da secoli un’idea semplice ma vergognosamente ipocrita: l’idea che grazie alla colonizzazione, si porteranno civiltà e progresso a popoli e territori altrimenti preda del più spaventoso sottosviluppo.

Kipling sostiene nei suoi scritti, addirittura il pensiero del “fardello dell’uomo bianco”, cioè che solo l’uomo bianco sostiene il peso morale e materiale di portatore di civiltà a tutti i costi presso i “selvaggi”. Sono gli anni dello sfruttamento bestiale di quei paesi che chiameremo poi “terzo mondo”. Sono anni di schiavismo, brutalità e razzismo. L’uomo bianco domina ovunque ritiene che sia suo diritto dominare.

L’Inghilterra, allora impero, è il paese che più di ogni altro incarna questo principio. Jòzef Teodor Konrad Korzeniowski, esule polacco, per 20 anni è membro della Marina britannica, ha così ottenuto la cittadinanza inglese e cambiato il suo nome nel più agevole Joseph Conrad.

L’adorazione per la civilissima Inghilterra, patria della libertà, si è irrobustita con la gratitudine per averne ottenuto la cittadinanza: peccato che l’esperienza coloniale abbia però rivelato un volto del Paese ignobile e spietato.

Conrad ha un problema di riconoscenza personale verso l’Inghilterra, ma non può tacere sulla verità del colonialismo. Attraverso i suoi romanzi, leggiamo di una realtà esotica, estranea, affascinante, piena di personaggi “bianchi” sia malvagi e senza scrupoli, sia travagliati da crisi interiori che portano quasi sempre ad un riscatto personale che dia pace alla coscienza.

“Lord Jim” è il romanzo che narra il dramma dell’onore. O meglio il dramma di quando si manca all’onore. Giovane ufficiale di un mercantile britannico, Jim, viene ingaggiato a bordo del “Patna”, una carretta dei mari piuttosto malmessa di proprietà di un cinese, affittata ad un arabo e sotto il comando di un odioso capitano tedesco.

Il “Patna” deve condurre da Singapore fino alla penisola arabica un gruppo di pellegrini musulmani diretti alla Mecca. Durante il viaggio la nave entra in collisione con un relitto invisibile; sembrerebbe che la nave stia per affondare, così il capitano e l’equipaggio – invece di preoccuparsi dei passeggeri – salgono sulla scialuppa di salvataggio e fuggono.

Jim è incerto ma alla fine cede all’insistenza dei suoi spregevoli compagni e salta sulla barca. Questa decisione lo perseguiterà per tutta la vita. Infatti la nave con i pellegrini viene soccorsa da altri e scortata al porto di destinazione. Scoppia lo scandalo, il capitano e il resto degli ufficiali fuggono, l’unico a presentarsi al momento del processo è Jim, l’unico a subire la condanna.

Egli, espulso dalla Marina, vagherà in diversi luoghi del sud est asiatico facendo diversi lavori, inseguito dalla vergogna di aver ceduto alla paura. La sua coscienza gli imporrà la ricerca del bene per riscattare il proprio onore fino al sacrificio estremo.

“Lord Jim”, da subito, fu annoverato tra i romanzi di avventura e di fantasia, comodo espediente per non rendere del tutto credibile il messaggio sociale e anticolonialista che invece il libro denunciava; non solo, la critica letteraria per lungo tempo preferì sostenerne l’appartenenza alla riduttiva categoria di letteratura per i ragazzi.

Ma alla luce del pensiero odierno, in tal modo, tanti giovanissimi, ieri e oggi, hanno letto indisturbati un grande autore come Conrad ed hanno imparato ad amarlo. Conrad infatti ci svela un estraneo mondo lontano a volte crudele ma inesorabilmente reale, la spregiudicatezza del colonialismo, senza l’edulcorazione del lieto fine, e la più intrigante delle mappe geografiche, quella cioè che disegna il percorso della scoperta di sé stessi e del riscatto per gli errori dovuti alla debolezza della natura umana.

Caterina Puleo

Lord Jim
di Joseph Conrad

Editore: Feltrinelli