Cassandra

cassandra

Di Christa Wolf

Christa Wolf si è recentemente spenta a Berlino, autrice tra le più importanti del ‘900 europeo, fra le sue opere ricordiamo il romanzo“Medea”, la cui recensione è già stata pubblicata in questa rubrica. “Cassandra” è un’opera precedente, ma in ambedue i lavori Christa Wolf dà voce alle figure femminili mitiche attraverso una rivisitazione introspettiva di ricerca di un passato agli albori della civiltà occidentale nel momento del passaggio tra una ipotizzata cultura matriarcale, basata sul contatto stretto con la natura sempre “madre”, e l’avvento di una nuova società patriarcale che fonda le sue radici nell’asservimento della natura per scopi utilitaristici.

Cassandra è l’archetipo dell’aspetto disprezzato e infelice della sensibilità femminile. E’ passata alla storia come la veggente che non era mai creduta che, per di più, era colei che annunciava infelicità e malaugurio. Povera fanciulla!

Del resto anche oggi è usanza comune addossare tutte le colpe e i mali della società ad un capro espiatorio, ad una persona che ha solo dimostrato di comprendere ed intuire l’evolversi degli avvenimenti che l’uomo ciecamente si ostina ad ignorare. Quante cassandre oggi ci mettono in guardia contro i danni arrecati alla natura, o contro l’insipienza o la scellerataggine di certi individui che ricoprono posti di alta responsabilità che causano problemi se non disastri?

Cassandra rappresenta quindi il buon senso, la razionalità del pensiero, la giustizia e la rettitudine nel portare avanti ciò in cui si crede, la verità, il rispetto delle leggi e degli accordi senza compromessi o sotterfugi dettati dall’urgenza dell’immediato beneficio di pochi. Ella osserva i fatti e ne trae le conseguenze logiche, che fanno male , ma sono ineluttabili.

È una figura scomoda, è quella voce che sentiamo nel momento in cui sappiamo di stare per sbagliare, allora a quel punto intuiamo la conseguenza negativa della nostra azione, ma ci ostiniamo a non accettarla. Il romanzo è narrato in prima persona da Cassandra ormai prigioniera di Agamennone, che viaggia come schiava al suo seguito: dapprima per mare, poi su di un carro, dentro una cesta di vimini alla volta di Micene. Non ci sono dialoghi, il tutto scaturisce dalla mente della donna, le parole sono un flusso di coscienza che presenta eventi e immagini.

Ella ripercorre con la memoria la sua vita, la fanciullezza, il tenero amore corrisposto verso Enea, la consapevolezza della sua lungimiranza, il crescente senso di ripulsa di coloro che le sono vicini nell’ascoltare le sue parole, l’allontanamento dalla reggia, la vita tra le donne dello Scamandro, la disfatta di Troia, la sua amata città, vede il fuoco che divora il suo mondo. Cassandra ora è anche consapevole dell’evolversi tragico del suo destino, lo ha immaginato osservando il pavido Agamennnone, lo ha letto negli occhi feroci di Clitennestra, così entra in città dalla Porta dei Leoni, circondata dalla folla che la conosce per fama, che la teme, ma la interroga, risale la collina di Micene verso il palazzo dove finalmente trova la fine e la pace.

Caterina Puleo

Cassandra
di Christa Wolf

Editore: E/O