Il torto del soldato

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Di Erri De Luca

Qual è il torto di un criminale di guerra nazista? Egli crede che il suo torto sia la sconfitta: viene ricercato dalle polizie di tutto il modo, solo perché è stato sconfitto. Questa è la convinzione allucinante di una mente bacata che si è nutrita di crimini e tanti ne ha commessi e non sa concepire altro che orrore. Egli vive con la figlia, che, a poco a poco, da precisi segnali indiretti, comprende il passato del padre, o almeno quanto basta per prendere le distanze da lui.

Ma è sua figlia, dunque lo accudisce e lo tollera nelle sue fobie, nei dialoghi difficili, in cui manca qualunque tipo di comunicazione. Il padre, a poco a poco, viene incuriosito dalla kabbalà ebraica, scoprendo, tra l’altro, che “messia” vuol dire “fine” e che “emet” vuol dire “verità”. Ossessionato dalla sua paura di essere intercettato dalla polizia, egli è molto attento a decifrare tutti gli scritti della kabbalà, da cui pretende di decodificare notizie o avvertimenti che lo possano salvare dalla cattura.

Padre e figlia si recano presso una birreria e si imbattono per caso in un uomo che legge fogli scritti in yiddish. Quest’uomo, trovandosi vicino al tavolo della ragazza, pronuncia piano la parola “emet”, ossia “verità”. Per il padre, si tratta di un segnale preciso che è stato riconosciuto e che verrà catturato. Ciò lo induce a fuggire in una folle corsa. Ma il bello è che tale narrazione è preceduta da un resoconto dell’Autore sul suo impegno di leggere e tradurre dall’yiddish un’opera in fotocopie di Israel Yehoshua Singer, fratello di Singer, premio Nobel.

Egli si reca, per caso presso una birreria, stanco di una giornata di arrampicate in montagna e si mette a leggere e studiare con passione il testo yiddish che ha fra le mani. Da ciò scatta una vicenda che ricongiunge la narrazione alla seconda parte, narrata in prima persona dalla figlia del criminale. Libro imperdibile, perché ci immette nella ricchezza e nella profondità di una cultura mai abbastanza indagata; ci suggerisce caratteristiche dell’yiddish che lo rendono simile al napoletano, fatto per essere urlato in ambienti stretti e affollati; ci riporta nei campi di sterminio, non per inorridirci (sarebbe troppo facile e banale!), ma per condividere il punto di vista del sopravvissuto, dividendo con noi considerazioni che scaturiscono da un bullone di “quel” binario. Lettura breve, ma intensa e appassionante.

Rosa La Rosa

Il torto del soldato
di Erri De Luca

Editore: Feltrinelli