Medicus

Medicus

Di Noah Gordon

Libro del lontano 1985 che non dimostra affatto la sua età. E’ quanto di più bello si possa chiedere al romanzo storico. Le sue 650 pagine vi sembreranno poche ed avrete rammarico di finirlo, perché vorreste continuare a seguire le vicende, anzi l’epopea di Rob, ragazzo povero di Londra che nel 1021, all’età di soli nove anni, stringendo fra le sue le mani della madre, sente che essa sta morendo.

Figlio di un falegname e rimasto presto orfano, Rob ha un’invincibile voglia di aiutare la gente a guarire dalla malattia e casualmente viene adottato da Barber, un cerusico, un guaritore che oggi chiameremmo ciarlatano, forti della nostra fiducia nella scienza medica. Eppure i cerusici, i ciarlatani spesso ne sapevano molto di più di coloro che a diritto, venivano detti medici.

Rob segue Barber per le vie dell’Inghilterra, dove il suo padrone organizza spettacoli di destrezza, magia e intrattenimento per attirare la gente e per vendere il suo “Specifico Universale”, rimedio a base di erbe che, in qualche caso, funziona davvero. Viaggio nell’Inghilterra dell’undicesimo secolo, fra gente povera, impegnata a combattere la lotta per il pane quotidiano, contro la fame, le carestie, le malattie infettive.

Rob impara molti giochi di destrezza, impara l’uso delle erbe medicinali, scopre di saper ben disegnare e fare ritratti. Scopre, soprattutto, sostenuto in ciò dal suo padrone, di avere il dono raro e preziosissimo di sentire l’avvicinarsi della morte attraverso il contatto delle mani. Ma è soggiogato dalla curiosità. La vita che il suo padrone gli offre è, tutto sommato, agiata, rispetto a quanto egli potesse sperare: ha sempre da mangiare, e bene, perché Barber è un buon cuoco ed ha un tetto sulla testa per affrontare l’inverno.

Ma le malattie che egli non riesce a decifrare, le persone che non riesce a guarire gli fanno desiderare di saperne di più. Un medico ebreo gli parla del leggendario Avicenna, in Persia di cui egli si vanta di aver toccato il lembo della veste. Da qui le vicende che porteranno Rob in Persia, attraverso un viaggio di 22 mesi descritto con passione e accuratezza.

Ci vien voglia di appostarci in un angolo in quelle carovane che attraversano monti, ghiacciai, deserti, fiumi, villaggi. Comprendiamo davvero cosa fosse il viaggio nell’undicesimo secolo: i pericoli, la fatica, le incertezze e la bellezza dell’ignoto, in un’epoca in cui l’aereo accorcia le distanze e il rischio è praticamente nullo.

Ancora una volta, la religione intralcia la conoscenza: per frequentare l’università di Avicenna, Rob deve fingersi ebreo, perché la religione cristiana vieta ai fedeli di frequentare scuole islamiche. Diviene il braccio destro di Avicenna, il principe dei medici. Diviene talmente bravo che, quando torna a Londra, è accusato di stregoneria e costretto a fuggire.

Storia che esalta la curiosità, la determinazione, la superiorità della Scienza rispetto alle opinioni ed alle superstizioni. Storia d’amore e di passione che ci immette non solo nell’Europa dell’anno mille, ma anche nella civiltà islamica e nella tradizione ebraica. Sorretto dalla curiosità e dall’intenzione di aiutare i propri simili a vincere la sofferenza, un uomo impara il persiano, le sacre scritture ebraiche, rispetta la religione islamica, impara a memoria il Corano, si laurea in Medicina a Ispahan, insegna alla medrassa.

Viene rispettato e onorato in Oriente e poi condannato nella sua Londra, per l’ignoranza e l’invidia dei suoi ignoranti colleghi. La stessa magia de “Le mille e una notte” in un libro d’amore, di Scienza e d’avventura che accende una luce anche sulla travagliata storia della Medicina.

Rosa La Rosa

 

Medicus
di Noah Gordon

Editore: Rizzoli