L’uomo che veniva da Messina

Di Silvana La Spina

Stupendo viaggio nel 400 che ci riguarda, il libro di Silvana La Spina ci fa appassionare della pittura che scava nell’anima. A Messina nel 1479 il grande Maestro sta morendo e un prete, che rimane anonimo per tutto il romanzo, gli impartisce l’estrema unzione, mentre Antonello morente ripercorre la sua vita, narrandola a mastro Colantonio di cui è stato allievo in vita.

Ci immergiamo in una città vivace, centro di commercio con tutto il Mediterraneo, attraverso il suo porto attivissimo. Ripercorriamo l’infanzia del pittore, molto legato al nonno e sempre osteggiato dal padre, commerciante che non comprende e non condivide l’importanza dell’arte e della pittura. Infanzia di povertà e di gioco, sostenuta dalla figura rasserenante del nonno.

Visitiamo con stupore una Palermo ancora pregnante di cultura araba, dove rivediamo, ma con gli occhi di Antonello, il “Trionfo della morte”, opera determinante nel destino dell’artista che se ne innamora e grazie alla quale decide che la pittura sarà il suo mondo.

La lettura del libro non consente soltanto di rivisitare il ‘400 europeo, dal punto di vista socio-economico, ma, dato l’oggetto di cui si parla, ci sprofonda nella pittura italiana ed europea di quel secolo prestigioso con l’avidità per la vita e la bellezza che ci può trasmettere Antonello. Così rivediamo il suo percorso artistico fra Palermo, Alcamo, Messina, Napoli, dove è a bottega da Colantonio e dove si imbatte nella più grande scoperta artistica della sua vita: la pittura fiamminga e la tecnica a olio.

Partecipiamo alla ricerca febbrile del segreto di quella tecnica, che lo porta a fino Bruges, ma risalendo un’Italia splendidamente attraversata da un momento culminante della storia dell’Arte. Antonello porta tutto con sé, in special modo la gestione dello spazio attraverso la geometria rigorosa di Piero della Francesca. Condividiamo anche a Bruges la sua vita privata e artistica e rimaniamo edificati dal rispetto, dal timore reverenziale e dall’ammirazione incondizionata che Antonello nutre per Van Eych della cui figlia bastarda, Griet, si innamora perdutamente, involontariamente, appassionatamente. Griet , neanche a dirlo, sarà il soggetto della famosissima “Annunciata”, su cui si sono scritti interi volumi di storia e di critica d’arte e che ci ferma ancora il battito del cuore, con la sua mano tesa verso di noi, ogni volta che andiamo a Palazzo Abatellis.

Questo amore è contrastato in primis da Antonello stesso, il quale pensa che sedurre la figlia di Van Eych sarebbe un tradimento del Maestro dal quale la sua pittura ha tratto non solo la tecnica a olio, ma l’impostazione stessa dell’immagine: di tre quarti, non più frontale, né medaglistica, di profilo. Incontriamo anche l’”Ignoto marinaio” che a tratti viene a trovarlo. Antonello stesso ce lo presenta come un ricco mercante inglese di cui mostra il ritratto quasi completo a Griet. La quale rimane basita e gli dice che la sua pittura è spietata.

Antonello ne conviene (e anche noi!) e ci regala una riflessione: “l’uomo non è perfetto, mi dicevo. L’uomo, anche il peggiore, è di per sé una creatura perfetta solo nelle sue imperfezioni.” Mai la pittura di Antonello è ritratto dell’aspetto esteriore. Egli ha la capacità, l’Arte, appunto, di vedere l’anima del personaggio ritratto ed è proprio questo, al di là della tecnica perfetta, che ha fatto grande la sua pittura.
Grandiosa anche la descrizione della vita quotidiana dell’artista a Venezia, perché la narrazione si allarga alla visione della Repubblica Serenissima, dove bellezza, arte e creatività si fondono con la politica più spregevole e l’abiezione più bassa in un miscuglio caotico da cui scaturisce una gran voglia di libertà. Il racconto della peste è degno di Lucrezio.

Non si tratta, tecnicamente, di un romanzo storico, ma neanche di un libro di critica d’arte. E’ una chiave sicura per farci appassionare di un grande, facendoci, nel frattempo vivere in un secolo grandioso per qualunque Italiano e per qualunque persona civile.

Rosa La Rosa

L’uomo che veniva da Messina
di Silvana La Spina

Editore: Giunti