Quattro sberle benedette

quattro sberle benedette

Di Andrea Vitali

Tre lettere anonime, scritte in versi apparentemente indecifrabili, dal linguaggio criptico e allusivo, vengono recapitate ad altrettanti rappresentanti dell’arma dei Carabinieri di Bellano. I riferimenti che contengono sono però tali da rendere inequivocabile l’identità dell’inusitato frequentatore della casa di tolleranza di Lecco.

Si tratta di soggetto da proteggere, perché, se si sapesse in giro della sua recente “debolezza”, tutta la comunità bellanese e il senso stesso del dovere, del pudore, delle istituzioni e della gerarchia andrebbe a farsi friggere.

Nel frattempo, il maresciallo Maccadò sta per avere un figlio, che lui vuole maschio a tutti i costi, mentre in tanti si improvvisano indovini, pronosticando esiti contrastanti sul sesso del nascituro e provocando nel maresciallo notti insonni e tormenti ben lontani dall’attesa gioiosa cui avrebbe diritto.

Nel frattempo, l’appuntato Misfatti, siciliano, e il brigadiere Mannu, sardo, si odiano come il fumo negli occhi e mettono in atto goffe vendette trasversali e boicottaggi neanche tanto sottili per il solo gusto di farsi del male a vicenda.

Nel frattempo, da un anno appena è arrivato in canonica il coadiutore del parroco, don Secchia, giovane magro e allampanato, dal lungo naso e dal carattere introverso, malvisto dalla perpetua, noto alle poche parrocchiane disposte a seguire la prima messa del mattino da lui officiata.

La sua presenza si rivela ben lontana, per i suoi effetti, da ciò che dovrebbe apportare un coadiutore e l’umore e l’appetito del parroco ne risentono pesantemente, cosa che la perpetua non perdona. Nel frattempo il maresciallo Maccadò, quando pareva che alla sua bellissima e adorata moglie l’aria del lago non si confacesse, aveva inoltrato segretamente all’Arma una domanda di trasferimento, di cui ora che è nato, finalmente, il piccolo Rocchinieu è profondamente pentito.

Le quattro sberle ben assestate da persona insospettabile sulle gote giuste sono risolutive di una vicenda intricata e gustosissima che leggiamo d’un fiato con la sola paura che il libro finisca, perché vorremmo restare a Bellano ancora a lungo, ansiosi come ci rende l’Autore di trattenerci ancora con personaggi straordinari, perché comuni, pieni di difetti e descritti con amore e maestria. Risate assicurate.

Rosa La Rosa

Quattro sberle benedette
di Andrea Vitali

Editore: Garzanti