"Sciascia mi diceva sempre: Omero era siciliano! La sua Iliade e la sua Odissea sono ambientate in Sicilia"
La Guerra di Troia, metafora delle elezioni amministrative monrealesi del 2019, sarà un’Iliade capovolta rispetto al capolavoro del mitico Omero. Nelle vesti di umile scrittore laico del terzo millennio, non avrei potuto raccontare o fotocopiare pedissequamente il poema epico del poeta greco, autore dell’Iliade e dell’Odissea.
Omero era discendente di Orfeo e “Mercante sul mare color del vino”, in omaggio al mio maestro Leonardo Sciascia. Ho discusso a lungo nel 1979 con Leonardo, in merito alla storica ed enigmatica discendenza di Omero. Sciascia mi diceva sempre: Omero era siciliano! La sua Iliade e la sua Odissea sono ambientate in Sicilia; Troia è Monreale, la tua amatissima città dove un tempo c’era il mare color del vino e non c’era la Conca d’Oro. Itaca è Taormina, la meravigliosa patria di Ulisse; quando deciderai di scrivere ad hoc, non dimenticare le mie profetiche rivelazioni. Nella mia metafora sulla “Guerra di Troia” mi sono rigorosamente attenuto alla complessa trama del poema omerico, capovolgendo gli schieramenti in campo troiano ed acheo. Achille non sarà più al fianco di Agamennone ed Ulisse sarà arroccato nella sua “Torre d’Avorio” incazzato nero. In ogni caso, la linea della mia favola-metafora è rimasta immutata; è scomparso qualche personaggio, qualche altro si è ritirato nell’anonimato, qualche sequenza è caduta. Può darsi che il racconto fiabesco ne abbia guadagnato. Ma è certo comunque, che non l’ho scritto con quella mia piena libertà di cui uno scrittore(e dico scrittore soltanto per il fatto che mi trovo a scrivere) dovrebbe godere. Inutile dire che non c’è nella mia “Guerra di Troia” personaggio o fatto che abbia rispondenza, se non fortuita, con persone esistenti e fatti accaduti.
LA GUERRA DI TROIA
O d’avarizia al par che di grandezza famoso Agamennone, rispose Achille furioso rivolgendosi al capo degli Achei, qual premio ti daranno e per che modo, i tuoi pigmei monrealesi protesi a conservare le spoglie di se stessi, imbiancate come neve? E a lui Agamennone deciso replicò intimandogli ad essere un vero uomo con gli attributi per evitare di raccogliere mille sputi per il trasformismo usato ed il tradimento operato; Non ragliare somaro e porta pure acqua al tuo mulino senza aspettare d’introitare il becco d’un quattrino. Non ti temo perché conosco il tuo punto di vulnerabilità e ti lascerò steso a terra sul campo troiano come un baccalà salato al punto giusto per condire nuove pietanze per i poveri e per tanti quaquaraquà. Lo guardò bieco Achille e gli rispose: Anima avara, chi sarà tra i figli degli Achei che obbedirà al tuo cenno e ti darà il consenso o trarrà la spada in questa guerra forsennata dove tanti tuoi eroi hanno impastato la grande frittata? Ritira le tue forze in campo e rassegnati alla solenne sconfitta! Agamennone incalzando scagliò dardi infuocati: Fellone e testa di legno, non usi nemmeno l’ingegno perché sei obnubilato e scuro! Sbattiti la testa matta contro il muro.
COPYRIGHT©BY SALVINO CAPUTO