Chi sa parli

MONREALE, 18 maggio - Per dovere di cronaca, fedeli ad un principio che difficilmente fa sconti, abbiamo pubblicato l'intervento dell'ex sindaco di Monreale ed ex parlamentare regionale Salvino Caputo, che ad una settimana dall'apertura dei seggi, lancia un allarme mica da ridere: rischio di voto di scambio.

Mediaticamente non un petardo, che fa solo botto, ma una molotov che può fare pure molto danno. Un allarme che non indica nomi e cognomi, che, però - se confermato - peserebbe una tonnellata sulla prossima tornata elettorale. Sostanzialmente questo il motivo per cui abbiamo deciso di dare conto dell'eventualità temuta da Caputo.

Il mestiere del giornalista, in casi come questi, mette di fronte a scelte difficili: tacere e far finta di nulla per evitare di accendere micce pericolose in un momento delicato o cercare di guardare in faccia ai fatti, senza girarsi dall'altra parte. Abbiamo scelto questa seconda ipotesi, come spesso ci impone questa attività. Ecco perchè, pur con la massima cautela e nel rispetto di un clima elettorale che si avvia all'ultima settimana di "battaglia", abbiamo deciso di occuparci di questa vicenda.

Ma sulla questione c'è un "però" grande quanto una casa: la denuncia di una eventualità di questo tipo non può limitarsi ad un comunicato stampa, per quanto efficace questo possa essere. Se qualcuno conosce fatti, circostanze e dettagli di episodi che non fanno il bene della regolarità del voto, prosegua la sua opera e vada a fondo. Chi ha da fare nomi e cognomi, paternità e maternità, non ci perda tempo e si rechi nelle sedi opportune. E questo è un principio che vale per tutti.

Denunciare eventuali irregolarità da un palco o a mezzo stampa è un conto. Farlo in un'aula di tribunale è decisamente un altro.