Se "Bella ciao" si canta allo stadio

MONREALE, 25 aprile - Forse la considerazione più amara, sul tema del 25 aprile, è che fino a qualche tempo fa "Bella ciao" era la canzone-simbolo della Resistenza e dei terribili lutti figli di quel periodo. Adesso, invece, quel motivo si canta allo stadio, gridando a squarciagola "Chi non salta è catanese".

Probabilmente uno dei tanti piccoli segni del cambiamento dei tempi sta pure in questo piccolo particolare. D'accordo che, specie negli stadi, siamo abituati a sentire di tutto, sopratutto gli insulti più beceri, ma scomodare l'inno di una generazione che ha visto cadere tanti suoi figli, accostandolo al disprezzo per la provenienza etnea, è una cosa che addolora.

Anche a Monreale, che difficilmente fa eccezione se c'è da effettuare un passo indietro culturale, il 25 aprile e tutto quello che significa questa data, sembra un pacco pieno di polvere, che sta in soffitta tutto l'anno e poi, per qualche minuto, viene ripulito e rimesso in salotto.

Quel monumento ai caduti della Resistenza, posto all'inizio della via Pio La Torre, grida vendetta. Il suo degrado - ce ne siamo accorti stamattina durante la breve cerimonia di commemorazione in ricordo di Biagio Giordano - tocca livelli record. Nessun addobbo, qualche rifiuto depositato, scritte antiestetiche, fanno di un luogo che dovrebbe essere di insegnamento per i giovani e di meditazione per i meno giovani, un luogo di degrado imperante.

Ecco perchè l'idea lanciata dall'Arma dei carabinieri di riqualificarlo e di renderlo degno dei significati che porta, sposata dal circolo Auser "Biagio Giordano" di Monreale, la troviamo interessante e di grande importanza culturale. Abbellire quel luogo, metterci dei fiori e pulirlo da quelle scritte barbare sarebbe un gesto dal grande contenuto educativo e sociale.
Magari allo stadio si continuerà a cantare "Chi non salta è catanese" sulle note di "Bella ciao", ma a Monreale avremo dato un robusto spintone ad una deriva culturale che sembra non avere fine.