Patrimonio dell’Unesco: un onore, ma anche tanta responsabilità.

MONREALE, 31 gennaio - Cosa accomuna la grande muraglia cinese e la torre di Pisa? Il Machu Pichu e le cascate Vittoria? La ferrovia retica e (speriamo) il Duomo di Monreale? Non certo il carattere, la dimensione o l'origine.

A unire antiche rovine e moderne città, parchi naturali e barriere coralline, infrastrutture a complessi monumentali e luoghi di culto è l'eccezionale e indiscusso valore artistico, storico e naturalistico. Una crociata in nome della bellezza e dell'eccezionalità. Un patrimonio mondiale che l'Organizzazione per l'educazione, la scienza e la cultura (Unesco) ha cercato di identificare e catalogare in una lista che oggi conta ben 981 siti.
Ma cosa vuol dire esattamente che un sito è considerato patrimonio dell'Umanità? Per capirlo dobbiamo citare la Convenzione del Patrimonio mondiale di Parigi del 1972 , "Convenzione riguardante la protezione sul piano mondiale del patrimonio culturale e naturale".

Alla Convenzione hanno aderito 190 Stati (dati al Settembre 2012), che si impegnano congiuntamente a proteggere i siti che rientrano in una delle sue definizioni. Ad alcuni di essi, quelli di particolare valore, l'Unesco riconosce il titolo di Patrimonio Mondiale, facendo sì che la loro tutela diventi una responsabilità ripartita fra tutti i membri della Comunità internazionale. La Convenzione, tra l'altro, ha istituito un Comitato internazionale con sede a Parigi presso l'Unesco, che vigila sull'applicazione della Convenzione da parte dei firmatari e decide l'iscrizione di nuovi siti sulla Lista.

La Lista del Patrimonio Mondiale comprende ad oggi 981 siti; l'Italia è il Paese che attualmente detiene il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell'umanità (49 siti), seguita dalla Spagna e dalla Cina. La prima lista del Patrimonio mondiale è stata compilata nel 1978. Fra i siti allora inseriti figurano la necropoli di Memphi e le piramidi di Giza in Egitto, il parco di Yellowstone negli Stati Uniti e la città antica di Damasco in Siria.

Tra i siti italiani inseriti ad oggi ricordiamo, i centri storici di Roma, di Firenze, di Siena, di Napoli, la chiesa ed il convento domenicano di Santa Maria delle Grazie, a Milano, con "Il Cenacolo" di Leonardo Da Vinci, Venezia e la sua laguna, la piazza del Duomo di Pisa, i Sassi di Matera, i trulli di Alberobello, le aree archeologiche di Pompei, Ercolano, Torre Annunziata, Agrigento, la Reggia di Caserta, la Costiera Amalfitana, la cattedrale di Modena, Portovenere, le Cinque Terre, Assisi, Siracusa e la Necropoli rocciosa di Pantalica, le Dolomiti, l'Etna, eccetera e, chissà, lo speriamo tutti, a breve forse anche la cattedrale normanna.

Ma che cosa significa per una città vedere che un proprio monumento sia inserito nella lista dei siti patrimonio dell'Umanità? Per la comunità al quale il bene è affidato, l'inserimento nella lista del Patrimonio dell'Umanità è in genere motivo di grande orgoglio, mentre molti turisti individuano giustamente nell'appartenenza al patrimonio UNESCO un marchio di sicura qualità ed attrattiva.

Nello stesso tempo, tuttavia, ciò è una grande responsabilità perché quei valori in base ai quali il sito è stato riconosciuto devono essere tutelati e mantenuti nel corso del tempo, in una dimensione dinamica che richiede spesso difficili equilibri tra esigenze di tutela e valorizzazione. Entrare a far parte della Lista costituisce un riconoscimento a livello globale dello straordinario valore culturale del luogo candidato che deve essere conservato e trasmesso alle generazioni future.

Ciò comporta un sentimento di legittimo orgoglio purchè vissuto anche con la consapevolezza di un'accresciuta responsabilità che richiede un rinnovato, fattivo impegno di tutta la cittadinanza. Un prestigioso riconoscimento cui devono però far fronte un elevato senso civico ed un grande senso di responsabilità comune.