Nel Pd arriva il tempo della resa dei conti

Il nodo della questione sta nelle modalità di composizione della coalizione

MONREALE, 14 ottobre – Le elezioni primarie per un partito sono certamente uno strumento di democrazia e di partecipazione. Su questo ci sono pochissimi dubbi. Corrono il rischio, però, serissimo, di diventare occasione di divisione e di lacerazioni interne.

Il principio che regola questo teorema è il seguente: se io e tu siamo avversari e mettiamo in campo tutti gli strumenti, leciti o illeciti, per prevalere in una competizione che già di per sé esaspera l'agonismo, difficilmente domattina, quando io avrò vinto, tu mi stringerai la mano e mi giurerai fedeltà politica incondizionata. Troppo profonde le ferite inferte per far finta di nulla, troppo recenti le cicatrici sulla pelle per immaginare di vederle già rimarginate. Questo è quello che potrebbe succedere adesso nel Partito Democratico, dove il comportamento esteriormente corretto dei tre "competitors" difficilmente potrà mascherare le divisioni interne del partito che sono sotto gli occhi di tutti e che, con ogni probabilità, esploderanno definitivamente nei prossimi giorni.

Ieri ha vinto Vittorio Di Salvo, piazzando su Massimiliano Lo Biondo quello che nel ciclismo si chiama "colpo di reni" e che consente ad uno sprinter di aggiudicarsi una volata al fotofinish su un avversario che sgomita al suo fianco. Più indietro Salvatore Leto, alla sua prima vera esperienza di politica attiva, che comunque, ha fatto la sua signora figura. Adesso Di Salvo sarà l'alfiere del Pd in vista delle amministrative del 2014. Una tornata in cui, dati e statistiche alla mano sulla base delle esperienze passate, il suo partito avrà poche chances di vittoria, se non deciderà di stare dentro ad uno schieramento di coalizione.

E proprio qui sta il busillis: Di Salvo, col Pd alle spalle, avrà la forza di invitare altre forze politiche di centrosinistra e farle coagulare attorno al suo nome, oppure dovrà rimettersi in gioco e trattare, nell'ottica della costruzione di una coalizione che ambisca a vincere, accettando di misurarsi con altri eventuali nomi, nel caso specifico quello di Piero Capizzi, da diversi mesi già in campo?

Lo sapremo presto. Frattanto il Pd, dopo il direttivo e dopo la disamina del voto, si avvia verso il congresso, dopo il quale potrebbe avere una fisionomia ben diversa da quella attuale, perlomeno a livello dei suoi quadri dirigenziali. Per il partito, che appariva già una polveriera anche senza bisogno di aspettare una competizione crudele come le primarie, la fase che inizia adesso ha tutta l'aria di una resa dei conti.