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Ci abbiamo perso tempo

| Enzo Ganci | Editoriali

Interrompere il rapporto con l'Amat è dire no ad un "capestro"

MONREALE, 9 dicembre - Sulla questione economica probabilmente si pronuncerà un giudice, magari un arbitrato. Su quella politica le opinioni sono libere. Certamente la decisione della giunta di interrompere il rapporto con l'Amat darà luogo ai commenti più svariati.
Non v'è dubbio che con il 389 che non arriverá più a Monreale, almeno inizialmente, si creerà un po' di disagio per i numerosi pendolari che quotidianamente devono raggiungere il capoluogo. Poi, se - come annuncia il sindaco - il Comune riuscirà ad organizzare un servizio navetta con la ditta Giordano, il disservizio potrà essere attenuato, se non annullato. Ci vorrà, magari, un po' più di pazienza ed essere disposti a scendere dal mezzo alla Rocca per cambiarlo e prendere il 389.

La decisione di dire addio all'Amat, però, nasce da una precisa scelta politica ed anche economica. Il ragionamento fatto da Di Matteo e dai suoi collaboratori sembra essere il seguente: se io posso risparmiare 180 mila euro l'anno, destinandoli ad altri usi, in un periodo in cui si raccolgono pure i centesimi, faccio male? La risposta è no, sotto il profilo finanziario. Un risparmio, quale che sia, soprattutto se accompagnato da un valido surrogato del servizio, è sempre da auspicare.

Dal punto di vista del principio, poi, la decisione di troncare con l'Amat ci sembra ancora più azzeccata.

Occorre ricordare, infatti, che l'azienda di via Roccazzo esige dall'amministrazione comunale di Monreale un canone annuo, determinato dal fatto che le corse della linea 389 "sforano" il loro percorso dal territorio comunale di Palermo, sconfinando in quello monrealese nel tratto che va dalla Rocca a piazza Vittorio Emanuele. Un paio di chilometri a corsa che costano a noi monrealesi un occhio della testa, che è stato sempre sborsato in virtù di una convenzione che non sembra spropositato definire "capestro".

Perchè, infatti, il Comune deve pagare questo "extra", dal momento che l'Amat incassa pure i soldi dei biglietti?

Vorremmo capire una cosa: i viaggiatori che arrivano a Monreale il biglietto non lo pagano? Quelli che con santa pazienza aspettano il 389 al capolinea di via Benedetto D'Acquisto per recarsi a Palermo il biglietto non lo pagano? O forse l'Amat da e per Monreale effettua delle corse vuote? Quindi qual è la natura giuridica, la "ratio" di questo canone che l'amministrazione deve corrispondere? Se quindi, almeno per una volta, alziamo la testa senza farci mettere i piedi di sopra, probabilmente non stiamo sbagliando. Ecco perchè questa strada intrapresa dall'amministrazione comunale trova tutto il nostro favore. Probabilmente ci ha perso tempo.

Resta, tuttavia, l'obbligo (speriamo che la giunta non lo dimentichi) di garantire le esigenze dei pendolari. Di studenti, lavoratori e turisti che per raggiungere il capoluogo hanno bisogno del mezzo pubblico. Facciamo in modo di garantire anche le loro necessità ed avremo salvato probabilmente capre e cavoli.

Le casse comunali sentitamente ringrazieranno.

 

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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