I balletti? Guardiamoli in tivvù

Rotture insanabili, l'indomani trovano facili soluzioni

MONREALE, 27 luglio – I balletti li abbiamo sempre ammirati al teatro o in alternativa in tivvù. E li abbiamo sempre apprezzati per la loro grazia e la loro leggiadria. Di quelli politici, pur avendone visti tanti, ne faremmo volentieri a meno.

Dimissioni annunciate, date come irrevocabili perché frutto di rotture clamorose che sembrano eterne ed insanabili, l'indomani diventano invece sanabilissime e possono essere accartocciate con la stessa facilità con cui si beve un bicchiere d'acqua. Anche perché in Italia, purtroppo o fortunatamente, è diffuso il "malcostume" che quando le dimissioni si danno, in genere vengono accettate. Ed allora ci si rende conto che – prima – ad ospitare le terga c'era una bella poltrona, poi, eventualmente, ci sarebbe stato il pavimento.

Meglio, quindi, tenersela stretta la poltrona, cercando anzi di resistere agli scossoni di chi vuole togliercela da sotto il sedere. Non è la prima volta (e non sarà nemmeno l'ultima) che un'espressione politica scelga una linea (in questo caso quella di "Frazioni e Centro" che decide la rottura con l'amministrazione comunale) per poi vedere che il diretto interessato non ha nessuna intenzione di uniformarsi a quell'indirizzo. La morale del "tengo famiglia" vale per tutti, politici compresi, con buona pace di una strategia politica, che viene sconfessata in un battito di ciglia. Così come non è la prima volta (e anche qui nemmeno l'ultima), che, poi, alla fine della fiera, "responsabili" di tutto ciò siano gli organi di stampa, dai quali in questi casi i politici stessi apprenderebbero le notizie che li riguardano.

L'assessore Cardullo (nulla di personale), magari non passerà alla storia di Monreale per la sua incisiva azione politica, ma ha tutto il diritto, finchè gli è consentito, di mandare a quel paese gli esponenti della stessa formazione politica che lo ha messo su quella poltrona.

Per carità, scelta non elegantissima, ma legittima, soprattutto in questo tempo di forte crisi, in cui tutto quello che entra in tasca è grasso che cola, comprese eventuali indennità e prebende che la politica può dare. Purchè l'idea non sia quella di "stuiarsi il coltello" sugli organi di stampa che le notizie le raccolgono e certamente non le inventano. Purchè si evitino questi balletti dei quali la stampa è solo spettatrice disgustata e non certamente protagonista.
La cittadinanza, sentitamente, ringrazierebbe.