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Io, figlio di un servitore dello Stato, orgoglioso di mio padre

| Marco Intravaia | Editoriali

Riceviamo e pubblichiamo...

Riflessioni sulla strage di Nassiriya

MONREALE, 12 novembre - A Nassiriya sono le ore 10,40, le ore 8,40 italiane del 12 novembre 2003. Un camion cisterna ed un auto carichi di esplosivo irrompono presso la base “Maestrale” del contingente italiano. E' una strage!

Nell'esplosione muoiono 19 italiani. 12 Carabinieri, 5 militari del nostro Esercito e 2 civili. Nella strage perde la vita anche il monrealese Domenico Intravaia, Vice Brigadiere dell'arma dei Carabinieri.

Mio padre era impegnato insieme a tanti altri suoi colleghi, in una missione umanitaria in Iraq, con la certezza e il solo unico scopo di portare sollievo ed aiuto alla popolazione irachena, in particolare ai bambini, vittime inconsapevoli di anni di dittatura e di guerra.
Decidendo di partire, a rischio della vita, per quella terra aggredita dalla miseria più profonda, dove donne e uomini vivono ai margini della dignità umana, mio padre e i suoi colleghi ci hanno lasciato un grande testamento di vita , ci hanno esortati a credere sempre nel vero valore della pace. Dire pace significa seminare e costruire un clima di pace, come quella pace voluta e gridata da Gesù nel vangelo, “Beati gli Operatori di Pace perché saranno chiamati Figli di Dio..”!
E fra questi operatori di pace, il mio pensiero non può che andare a mio padre e ai suoi Commilitoni che sono caduti nell’adempimento del loro dovere e per la salvaguardia di nobili intenti.

Gran parte della popolazione locale, voleva veramente bene ai nostri soldati, ed era grata per ciò che i “Puntini Blu”,così li chiamavano per via del colore della divisa, facevano per migliorare la loro condizione di vita. Il loro operato, la loro missione sarà sicuramente stata come una piccolissima goccia d’acqua in un oceano, ma loro quella goccia l’hanno messa..si sono impegnati fino all’ultimo. Mio padre era fiero del lavoro che svolgeva in Iraq in nome dell'Italia, ed era orgoglioso di poter riuscire a donare almeno un sorriso a quei bambini così svantaggiati.

Il 12 Novembre 2003, è una data che ha segnato per sempre, in modo drammatico la storia del nostro Paese. Ricordiamo infatti che la Strage di Nassiriya costituisce la più grande perdita di vite umane che l’Italia ha subito dopo il Secondo Conflitto Mondiale.
Il sacrificio dei nostri uomini a Nassiriya, ha risvegliato in molti di noi valori che sembravano ormai assopiti; l’Italia , dopo tanti anni, si è ritrovata nuovamente accomunata da un senso di unità nazionale e di orgoglio per tutti quegli uomini e quelle donne che indossando una divisa, ogni giorno rischiano la vita in Patria e all’estero per servire lo Stato e garantire la pacifica convivenza.
Quell’evento ci unì come Nazione, che nella tragedia sentì rafforzato il vincolo di appartenenza alla Patria, riconoscendosi nei suoi valori fondanti.

Mio padre e i suoi commilitoni avevano scelto in piena Coscienza e Libertà, di dedicare le loro forze e la loro opera, oltre che alla ricostruzione dell’Iraq , anche alla difesa dell’Italia e dell’intero Occidente dal pericoloso e crescente avanzamento del terrorismo islamico. La nostra Costituzione prescrive: “che la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”; e i nostri militari a Nassiriya o in qualsiasi altra parte del mondo hanno operato e continuano ad operare in questo senso, garantire la difesa della nostra Nazione e la libertà dei suoi cittadini.

I nostri Caduti meriterebbero di essere definiti Eroi, già per la scelta che avevano compiuto da vivi, per il Coraggio con il quale hanno affrontato quella missione così difficile e complessa e di non essere fuggiti davanti a gravissimi rischi per la loro vita. Non sono la circostanza e la morte ad averli resi eroi. Il loro eroismo sta nell’aver indossato una divisa, che hanno onorato fino alla morte, dimostrando coerenza ed adesione al Giuramento prestato alla nostra Repubblica.

Non si può dimenticare il sacrificio di mio padre, così come quello di tutti gli altri caduti!  Non si può assolutamente vivere solo di emozioni momentanee! E’ importante ricordare sempre, Uomini, Soldati, che hanno immolato la loro vita ai più sacri valori dell’Amor di Patria e dell’Onore Militare.

Mio padre era un uomo semplice e vero, premuroso e buono, era un Carabiniere!!
In questi anni non è stato facile affrontare il duro e tortuoso cammino della mia vita; ho sofferto e soffro molto, molto la sua mancanza, l'assenza del suo affetto, di un suo abbraccio o di un suo consiglio, ma oggi, con lo stesso fortissimo dolore di otto anni fa, posso dire di essere veramente orgoglioso di mio padre e del suo sacrificio e di essere grato a lui per gli importanti insegnamenti e valori che mi ha trasmesso durante la sua vita terrena e che maggiormente mi ha sottolineato con la sua morte.

Il mio ringraziamento va a tutti gli italiani ,che ancora oggi ,dopo 8 anni, ci aiutano a mantenere forte e vivo il ricordo, poiché è solo quest’ultimo che rende l’uomo immortale.

· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 15 settembre – Presentiamo oggi la nuova veste grafica di Monreale News, il nostro quotidiano, al quale diamo un nuovo look, un nuovo aspetto.

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