MONREALE, 27 aprile – Ormai ci siamo. La lunga campagna elettorale, finalmente, è finita. Da oggi vige per legge il silenzio elettorale. Una regola sacrosanta che impedisce tutte le forme di propaganda nelle ultime ore, ma che, da quando la tecnologia lo consente, sarà violata, purtroppo principalmente sui social.
Per quel che riguarda Monreale, per la verità, la regola viene spesso bypassata soprattutto in via Archimede, in via Kennedy o in via Biagio Giordano, vale a dire nelle immediate vicinanze dei seggi, dove – è storia nota – bisognerà fare meglio di Alberto Tomba o di Lionel Messi, per superare in slalom o in dribbling le ultime “avances” dei candidati in cerca del voto last minute.
Ieri, come detto, con i comizi finali la campagna elettorale si è ufficialmente conclusa. Una campagna elettorale dai toni non particolarmente accesi. Segno, lo vogliamo sperare, di una diversa maturità culturale e politica dei candidati, con polemiche, eccezion fatta per qualche frecciata più o meno velenosa, con cui il limite della decenza o della civiltà non è stato mai oltrepassato. Sono lontani, per fortuna, i tempi delle macchine bruciate, dei cani avvelenati, dei manifesti anonimi, dei vergognosi attacchi personali e familiari dal palco di piazza Vittorio Emanuele. Meglio così.
La parola passa adesso agli elettori. Alla fatidica matita copiativa che ciascun iscritto nelle liste elettorali di Monreale potrà usare come meglio crede, scegliendo il proprio candidato sindaco e il proprio o i propri candidati al Consiglio comunale.
L’augurio è solo quello di usarla bene. Di scegliere in assoluta libertà e secondo coscienza il candidato che si reputa migliore, più capace di perseguire la crescita sociale e culturale di questa città. Una scelta che sia lontana dalle mere logiche familiari o corporative. Meno che mai da quelle del bisogno, delle promesse, magari effimere. Ancora meno da quelle dell’intimidazione e del ricatto. Insomma, la logica sia: io voto per Tizio perché lo reputo una persona valida, in grado di dare un contributo reale al progresso di Monreale. Gettiamo nell’indifferenziata, invece, il concetto: io voto per Caio perché per me c’è questo o perché spero di ottenere quello.
Con questa filosofia difficilmente riusciremo realmente a cacciare via la nostra città da sabbie mobili nelle quali sembra essere, da tempo, inesorabilmente sprofondata. Chimere? Utopie? Forse sì, anzi molto probabilmente sì. Ma ricordarcene male non fa. Buon voto a tutti.