Tanto tuonò... che non piovve

MONREALE, 7 novembre – Adesso che sono trascorse più di 24 ore da quando ieri il dipartimento regionale di Protezione Civile ha diramato l'ormai famoso bollettino di allarme rosso, per dirla con Ezio Greggio, passiamo affermare che l'allerta meteo è stata una "tavanata galattica".

Chi si aspettava alluvioni, slavine e cataclismi, chi è andato a letto col cuore piccolo piccolo, temendo di svegliarsi galleggiando, è rimasto (piacevolmente) deluso. Di temporali, nubifragi o tifoni nemmeno l'ombra. Una normale pioggia ieri sera, poco prima di mezzanotte (perlomeno su Monreale), poi, per almeno diciotto lunghe ore, di pioggia non ne è caduta nemmeno un po', di vento non ne ha soffiato manco un alito. Insomma, una normalissima giornata come tutte le altre. Anzi, dal punto di vista meteorologico, è andata nettamente meglio rispetto a tantissime giornate col diluvio, quando nessuno si era sognato di diramare bollettini così catastrofici.

Gli effetti sono stati davvero pesanti. Tanti sindaci, da quelli di Palermo, Monreale, Bagheria, Carini, San Giuseppe Jato, giusto per citarne alcuni, hanno deciso (giustamente) di chiudere le scuole di fronte ad una comunicazione così perentoria della Protezione Civile. Per farla breve, c'è stata una provincia intera sottosopra, città deserte ed un clima surreale. Tutto questo era evitabile?

D'accordo che la meteorologia non è una scienza esatta e che i cambiamenti atmosferici possono essere repentini ed improvvisi, ma in questo caso l'errore è stato madornale e c'è già chi medita una "class action" per i danni subiti. A "piangere la panella" sono stati i primi cittadini, "rei" secondo alcuni, di aver sottoscritto le ordinanze di chiusura delle scuole.

Ma cosa avrebbero dovuto fare i sindaci, massime autorità in materia e, proprio per questo, supremi responsabili della salute pubblica? Fregarsene o far finta di nulla? Qualunque cittadino con senso di responsabilità, davanti ad un bollettino di "massima allerta" della Protezione Civile avrebbe fatto un salto dalla sedia. Soprattutto dopo i tragici fatti di Genova, dove l'alluvione c'è stata davvero e dove il sindaco Doria, anzi, è stato accusato di aver fatto ben poco.

Semmai, se una responsabilità va individuata, va trovata presso chi quei dati ha letto o addirittura ha fornito. Certamente non negli strumenti elettronici e sofisticati che sono gli stessi che hanno previsto puntualmente il finimondo successo ieri a Catania. Casomai in chi quei dati se li è trovati davanti e li ha frettolosamente trasmessi.
Adesso, paradossalmente, il risvolto potrebbe essere quello dell' "al lupo, al lupo". Nel senso che la prossima volta che qualcuno parlerà di massima allerta, il rischio sarà quello di esplodere in una sonora risata, col pericolo che invece, quell'altra volta, il nubifragio arrivi davvero.