Il neo sacerdote è stato accolto con commozione dai suoi parrocchiani
MONREALE, 4 giugno - Don Giovanni Vitale ha celebrato la sua prima messa nella chiesa di Santa Teresa. Ieri mattina, commosso ma concentrato, è stato accolto con calore da coloro che per un anno sono stati i suoi parrocchiani.
Padre Giovanni, che ha ricevuto il sacramento sacerdotale durante la scorsa veglia di Pentecoste, in cattedrale, ha prestato il suo servizio di diaconato nella parrocchia di Santa Teresa, coadiuvando don Ferdinando Toia.
È ancora presto per sapere come si evolverà la sua vita in seno alla chiesa, cioè se continuerà con gli studi a Roma o se riceverà un incarico pastorale, di certo ha lasciato un segno nella collettività in cui ha lavorato per quasi un anno.
Nel giorno in cui la Chiesa festeggia la Divina Trinità, ha celebrato la sua prima messa, accanto a lui il parroco don Toia, il vicario generale monsignor Antonino Dolce e il vice rettore del seminario don Giuseppe Ruggirello.
«Ringrazio – ha detto padre Giovanni con commozione – don Ferdinando per l'amicizia fraterna e per avermi insegnato quel suo modo particolare di stare fra la gente come padre e pastore, e tutti coloro che mi hanno subito fatto sentire a casa: dagli anziani, ai bambini, ai tanti ammalati che ho visitato».
Preparato e ferrato teologicamente, ha affrontato con disinvoltura e chiarezza il complesso tema della Santissima Trinità
«Ogni sacramento – ha sottolineato nella sua prima omelia – è un dono dello Spirito Santo che accompagna la Chiesa nello svolgersi dei secoli».
Allo stesso modo, "un dono della Santa Trinità", don Ferdinando ha definito il sacerdozio di padre Vitale.
«Se in futuro – ha aggiunto il parroco – incontrerai tuoi fratelli sacerdoti dubbiosi sulla loro identità, ricorda, e ricorda loro, che il sacerdote è chiamato, non sceglie ma è scelto. La vocazione sacerdotale è un segno di predilezione da parte di Chi ci sceglie per partecipare in modo speciale alla sua amicizia. Ricordati che svolgerai la tua missione in un mondo secolarizzato, in cui il sacro e i valori cristiani sono in declino e noi siamo chiamati a vivere con gli uomini di questo tempo, condividendone angustie e speranze, ma il sacerdote non è un assistente sociale, non è un amministratore, la sua specificità è prestare un servizio spirituale».
La partecipata e commossa celebrazione eucaristica si è conclusa con una splendida esecuzione con il tamburo del Canto del Mare, di Marco Frisina, da parte di Loredana Scalici.