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Bisacquino, ritorna a splendere il prospetto della chiesa madre

| Maria Giovanna Stagno | Parrocchie

Celebrata pure la festa del Santissimo Crocifisso. LE FOTO

BISACQUINO, 2 giugno – Dopo circa nove mesi di attesa, finalmente la facciata della chiesa madre di Bisacquino ritorna al suo antico splendore, giunta a nuova vita dopo gli intensi lavori di restauro. Spicca adesso nella grande piazza della cittadina ai piedi del monte Triona per il suo candore e la presenza di numerosi piccoli dettagli che con il tempo erano andati perduti.

L’inaugurazione e la benedizione si è tenuta sabato 28 maggio alla presenza del sindaco Tommaso Di Giorgio, delle autorità civili e militari, delle congregazioni presenti nella cittadina e dell’intera comunità di fedeli. Nel corso della celebrazione il decano monsignor Rosario Bacile ha sottolineato che questo restauro è stato il frutto di una grande e bella collaborazione tra la parrocchia ed il Comune, l’impresa e la Sovrintendenza, gli operai e le restauratrici. Ad allietare questo momento di festa sono stati invitati gli sbandieratori di Erice e la banda musicale della città di Bisacquino.

A seguire, la concelebrazione eucaristica dei canonici del capitolo della Collegiata di Bisacquino, presieduta dallo stesso decano, il quale, alla fine della celebrazione, ha brevemente chiarito alcuni aspetti tecnici riguardanti i lavori, che sono stati realizzati in larga parte grazie alle agevolazioni del Bonus Facciate, ma anche con il contributo del Comune di Bisacquino e della parrocchia.
Un maxi intervento che, invero, ha interessato solo negli ultimi mesi la facciata, in quanto già da circa tre anni erano stati avviati lavori per il rifacimento degli impianti, elettrico ed audio, e per il rifacimento dei tetti e la messa in sicurezza della cupola della nostra Chiesa Madre.

Hanno preso la parola il sindaco Tommaso Di Giorgio che ha sottolineato il dovere degli amministratori di intervenire e collaborare con le risorse del Comune a custodire il patrimonio artistico della Comunità; l’impresario Gaetano Scancarello, che ha dimostrato coi fatti la gioia di avere eseguito un restauro che meritava tutta l’attenzione della ditta e della Sovrintendenza mentre Giuseppe Inguì, che ha guidato e coordinato il restauro, ha sottolineato l’importanza che, nella nostra epoca, hanno lavori come questo. Se, infatti, è vero che non assistiamo più alla costruzione di grandi opere, è altrettanto vero che a noi spetta il compito di preservare e custodire il patrimonio artistico e culturale dei nostri territori.

Dopo la benedizione e la celebrazione, la giornata sarebbe dovuta proseguire a Bisacquino in un clima di festa. Infatti, per consentire ai restauratori di terminare con la dovuta accuratezza i lavori sulla facciata, si era deciso di rimandare proprio alla stessa giornata di sabato 28 maggio, i festeggiamenti in onore del Santissimo Crocifisso, che tradizionalmente si svolgono il 3 maggio di ogni anno e che, a causa della pandemia, da due anni erano stati sospesi del tutto.

Tuttavia, a causa del maltempo, la processione è stata rinviata a domenica 29 maggio. Quella “Du tri di maju” è una delle feste più sentite e partecipate dai fedeli bisacquinesi insieme a quella della Madonna del Balzo che si celebra il 15 agosto. Molta gente è venuta dai vari paesi dell’Isola rendendo più gioiosa e viva la festa.

La vara lignea, opera di Giuseppe Bellacera, anch’essa recentemente riportata all’originario splendore dopo un attento restauro, ha sfilato per le vie del paese, portata a spalla da circa 80 uomini che si sono dati il cambio per la pesantezza del fercolo, preceduto da una corona di Santi e Sante ( quest’anno solo 22, invece di 32, come negli anni passati), addobbati a festa, situate nelle varie chiese del paese: “un assaggio di Paradiso” lo ha ben definito qualcuno. La prima festa di primavera dopo Pasqua, vissuta sempre con grande fervore, ma certamente oggi molto meno affollata di un tempo, quando il paese era più popolato, quando i bambini, recandosi presso gli anziani li riverivano esclamando “ ‘Sa benedica!” e ricevevano un piccolo regalo in denaro accompagnato dall’espressione: “ Santo e ricco!”.

 

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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