Una giornata storica per Bisacquino: il restauro della Vara del SS. Crocifisso
Tantissima gente per il ripristino di un pezzo del 1792. LE FOTO
BISACQUINO, 10 maggio – Un vero tripudio, una festa piena di gratitudine alla grandiosità, alla magnificenza e bellezza dell’arte è stata la presentazione dei lavori di restauro che ha avuto luogo a Bisacquino il 30 aprile scorso, quando è stata consegnata alla comunità bisacquinese la Vara del SS. Crocifisso ritornata al suo primitivo splendore. Tanta bellezza, tanta magnificenza, tanta arte a servizio della fede, per onorare il SS. Crocifisso rappresentato nella bellissima statua lignea degli inizi del ‘600.
Una folla, quella delle grandi occasioni, ha riempito la nostra vasta Chiesa Madre: questo sta a dimostrare quanto i Bisacquinesi ci tengono a questo prezioso gioiello che dal 1792 arricchisce con la quantità dei suoi ori, la varietà dei suoi disegni, la bellezza delle sue forme la nostra bella Matrice. La presenza delle autorità civili e militari, di tanti sacerdoti bisacquinesi e soprattutto la presenza dell’Arcivescovo ha dato alla solenne presentazione un tocco tutto particolare. La Vara che dal novembre 2015 avevamo visto chiusa dentro un grande telo plastificato, circondata da una impalcatura che ne impediva la vista, ci si è presentata in tutto il suo splendore, con la bellissima croce d’argento ricca di decori e soprattutto con il Crocifisso dal volto stupendo. La presentazione è stata preparata nei particolari, nel contesto di un concerto per organo e coro cui hanno partecipato il coro della Cattedrale di Monreale e quello della nostra parrocchia. All’organo il M° Marco Intravaia, organista del Duomo e Salvina Cammarata, nostra concittadina, mentre hanno diretto il coro Santina Nicolosi ed Enza Giardina.
Alle 17,45 il Decano Bacile dando il benvenuto ai numerosissimi presenti ha detto parole di elogio ai bravi restauratori che con tanta bravura hanno realizzato quel restauro che ormai da tempo si invocava, ma che non trovava la sua realizzazione. Ha sottolineato inoltre che tanta bellezza è l’ espressione genuina di una fede grande che ha animato l’artista bisacquinese Giuseppe Bellacera ed i suoi collaboratori artigiani. L’arte a servizio della fede mostra la possibilità a coloro che la contemplano, di riflettere sul grande amore che Dio ha avuto per gli uomini mandandoci suo Figlio a morire sulla croce per la nostra salvezza.
Dopo la benedizione dell’Arcivescovo. ha preso la parola la dott.ssa Rosalia Margiotta, che ha presentato la devozione dei Bisacquinesi al SS. Crocifisso a partire dal 1681.
“Al Santissimo Crocifisso i bisacquinesi non chiedevano soltanto grazie particolari, ma gli si rivolgevano pure per essere liberati da pestiferi morbi.
Il culto era certamente legato all’immagine antica e devotissima a cui professa particolare devozione questo pubblico e ricorre in tutte le sue necessità, alla quale fa riferimento un documento settecentesco custodito presso l’Archivio Storico Diocesano di Monreale (ASDM, Fondo Governo Ordinario, sez. 1, serie 7, vol. 75), probabilmente l’attuale scultura per i caratteri stilistici e l’acceso patetismo richiama i crocifissi tardo manieristici del celebre scultore francescano Frate Umile da Petralia (1600-1601 / 1638) e, pertanto, già ascritto alla prima metà del XVII secolo.
Il Cristo, di grandezza quasi al naturale, è raffigurato realisticamente un attimo prima di esalare l’ultimo respiro. Mostra la bocca semiaperta, gli occhi socchiusi e il sangue che sgorga dalle ferite del costato e delle ginocchia. Molto espressivo è il volto, quasi cereo, leggermente reclinato a destra.
Per il pregevole Crocifisso ligneo, nell’ultimo ventennio del XVIII secolo, è stata commissionata, infine, la monumentale scultura di cui oggi si presenta il restauro. La Vara è opera lignea del bisacquinese Giuseppe Bellacera, ultimata nel 1792-1793
La monumentale scultura, dal gusto neoclassico con reminiscenze tardo-barocche, finemente intagliata e profusa di ori, si presenta come un poderoso baldacchino berniniano poggiante su un basamento quadrangolare nei cui fori vengono fissate le travi per il trasporto a spalla. Su tale struttura si innestano quattro plinti da cui si dipartono pilastri circondati rispettivamente da tre colonne scanalate, sormontate da capitelli corinzi. Conclude armonicamente l’opera una cupola a forma di corona regale al di sopra della quale, ai quattro angoli dell’innesto, si trovano angioletti che reggono i simboli della Passione. Sovrasta la cuspide un angelo reggicroce. Sul basamento è incisa la scritta Anno Domini 1792 Ind. X, che consente di definire con certezza la data di completamento dell’opera.”
Il restauro, dunque, indispensabile momento finalizzato al recupero dell’opera d’arte nel totale rispetto della stessa, “senza interventi di mutilazione o di cancellazione da un lato e rifacimenti e abbellimenti dall’altro” (Di Natale, 2006), fa acquisire, oltre alle informazioni sui materiali costitutivi e sulle tecniche esecutive, nuove conoscenze per un ulteriore approfondimento storico-artistico”.
Un momento molto interessante è stato quello in cui hanno preso la parola i restauratori, primo tra tutti il Prof. Giuseppe Ingui e successivamente il Prof. Claudio Mastropaolo, la Dott.ssa Antonella Tumminello e gli altri collaboratori, AntoniettaOrecchio, Erik Messina e Daniela Mazzaglia. La soddisfazione di avere messo mano ad un’opera così monumentale li ha resi felici, perché mai prima avevano avuto l’occasione di trovarsi a dovere restaurare un’opera così bella e maestosa. Hanno ringraziato la comunità bisacquinese che a vario titolo hanno collaborato alla realizzazione del restauro. Essi poi, attraverso delle immagini ci hanno fatto vedere parti della Vara com’era ed il lavoro di restauro eseguito sulla Vara, come adesso si presenta.
La dott.ssa Antonella Tumminello ha descritto infatti il suo pessimo stato di conservazione che dal punto di vista strutturale presentava un degrado, accentuato innanzitutto dalla sua funzione d’uso.
“Durante la processione, infatti, la Vara è soggetta a movimentazioni e sollecitazioni meccaniche che hanno provocato danni alla struttura, causando sconnessioni, fessurazioni, abrasioni, sbeccature, cadute degli strati di doratura e pittorici, mancanze di parti di decorazioni. Le dorature presenti in particolare sui capitelli, e su tutte le parti decorative più esposte della cupola, come negli angioletti, cartigli, ecc., mostravano gli strati di preparazione quasi del tutto staccati dal supporto ligneo, sollevati e con numerose lacune, degrado causato dalle variazioni termo-igrometriche e dall’assorbimento di acqua libera”.
“L’intervento di restauro conservativo ha previsto: la disinfestazione; consolidamenti strutturali e degli strati pittorici e di doratura; pulitura volta alla sola rimozione dello sporco di deposito che, oltre a alterare i valori cromatici dei colori, rappresenta fonte di degrado; rimozione delle porporine che falsificavano la lettura delle dorature; ricostruzione di decorazioni mancanti, qualora fossero stati riproducibili mediante calchi di parti originali superstiti; reintegrazione plastica e pittorica delle lacune degli strati pittorici e di doratura”.
Alla fine ha preso la parola l’Arcivescovo che si è complimentato con i restauratori per il lavoro certosino e con i Bisacquinesi che collaborando al restauro della Vara hanno dimostrato grande amore ed interesse alla conservazione di un’opera così bella.
I canti polifonici “Ecco il Vessillo” di G. Liberto e “Ave Maria” eseguiti dalla Cappella Musicale della Cattedrale di Monreale e “ Lodi All’Altissimo” di M. Frisina e “ Popoli tutti acclamate” di Darlene Zschech insieme con le suonate per organo eseguite dal M° Marco Intravaia hanno dato particolare , piacevole rilievo alla serata.
La celebrazione della Santa Messa, animata dai due cori di Monreale e Bisacquino, ha concluso la giornata da tutti definita come un momento storico che rimarrà negli annali della nostra città.
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