Lauti guadagni dei Paesi sviluppati grazie alla vendita delle armi ai Paesi poveri

Così l'arcivescovo di Monreale nella giornata della preghiera per la pace in Siria

MONREALE, 7 settembre - "Chiediamo a Dio che illumini i responsabili dei popoli, affinché accanto alla sollecitudine per il giusto benessere dei loro cittadini garantiscano e difendano il prezioso dono della pace".

E' uno dei passaggi dell'omelia pronunciata oggi pomeriggio dall'arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi durante i Vespri celebrati oggi al termine della veglia di preghiera indetta dallo stesso arcivescovo per aderire alla giornata di digiuno e della pace, voluta da Papa Francesco per stare vicino al popolo siriano.

"Dio accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono - ha detto ancora Pennisi - a rafforzare i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri e a perdonare coloro che hanno recato ingiurie, così che in virtù della sua azione, tutti i popoli della terra si affratellino e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace. L'umanità vive oggi, purtroppo, grandi divisioni e forti conflitti che gettano ombre cupe sul suo futuro. Il Medio Oriente è tuttora teatro di conflitti e di attentati, che influenzano anche nazioni e regioni limitrofe, rischiando di coinvolgerle nella spirale della violenza. Su un piano più generale - ha proseguito l'arcivescovo - si deve registrare con rammarico l'aumento del numero di Stati coinvolti nella corsa agli armamenti. In questo funesto commercio le responsabilità sono molte: vi sono i Paesi del mondo industrialmente sviluppato che traggono lauti guadagni dalla vendita di armi e vi sono le oligarchie dominanti in tanti Paesi poveri che vogliono rafforzare la loro situazione mediante l'acquisto di armi sempre più sofisticate.

È veramente necessaria in tempi tanto difficili la mobilitazione di tutte le persone di buona volontà per trovare concreti accordi in vista di un'efficace smilitarizzazione, soprattutto nel campo delle armi nucleari. Invito ogni uomo e ogni donna - ha concluso Pennisi - a prendere più lucida consapevolezza della comune appartenenza all'unica famiglia umana e ad impegnarsi perché la convivenza sulla terra rispecchi sempre di più questa convinzione da cui dipende l'instaurazione di una pace vera e duratura".