Ancora una volta forte il messaggio di monsignor Michele Pennisi - LE FOTO
MONREALE, 3 maggio - "Chi si macchia di crimini mafiosi, come quelli del pizzo, dell'usura e del traffico di droga, anche se partecipa alla processione, non è un seguace di Cristo, ma uno schiavo dell'anti-Cristo". E' stato ancora una volta chiaro e diretto il messaggio di monsignor Michele Pennisi.
Le parole dell'arcivescovo di Monreale sono rimbombate in tutta la loro dirompenza durante l'omelia che monsignor Pennisi ha tenuto in Collegiata, durante la celebrazione del solenne Pontificale, che, come di consueto, si tiene la mattina del 3 maggio.
Di fronte ad una Chiesa piena come un uovo, il presule si è soffermato sul significato e sul messaggio della Croce, ribadendo come la devozione monrealese al Crocifisso, istituita da Gerolamo Venero sia un'eredità da custodire. "Perchè facciamo la festa per un condannato a morte? - Ha detto l'arcivescovo - Perchè per il cristiano la croce non è un simbolo di morte e della sconfitta, ma uno di vittoria, di gioia e benedizione. La croce è il prezzo dell'amore portato fino in fondo - ha detto ancora monsignor Pennisi - Rappresenta la logica dell'amore che si estende fino in fondo. Segna un nuovo inizio, il passaggio dal lutto alla speranza. Sia Cristo il nostro punto di riferimento, che trasforma il dolore in amore. La croce, quindi, è un mezzo mediante il quale si realizza questo gesto estremo di amore". L'arcivescovo ha ricordato la figura di don Pino Puglisi, ma anche quella dei carabinieri che hanno pagato con la vita il loro senso del servizio e fra questi il capitano Emanuele Basile, del quale domani si commemora il 33° anniversario dell'omicidio e il vicebrigadiere Domenico Intravaia, caduto a Nassiriya il 12 novembre 2003.
Don Giuseppe Salamone, infine, ha annunciato che una delegazione della Confraternita del SS.Crocifisso partirà domani, alla volta di Roma, per partecipare al raduno mondiale delle Confraternite che si terrà domenica a piazza San Pietro. Tutta la comunità si è stretta attorno ai familiari del brigadiere Giuseppe Giangrande, che versa ancora in gravi condizioni, dopo essere stato ferito nel corso di una sparatoriaa Roma, domenica scorsa, nei pressi di Palazzo Chigi.
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